OPERAZIONE "SAN GIORGIO" | La segreteria politica diventata quartier generale della cosca
La duplice funzione del circolo "Caccia, sviluppo e territorio", dove il clan Caridi stabiliva la strategia per le estorsioni e sosteneva Pino Plutino alle elezioni
REGGIO CALABRIA Disseminando di “cimici” il circolo “Caccia, sviluppo e territorio”, gli inquirenti sono riusciti a disegnare un ampio quadro indiziario sull’attività della cosca Caridi. Quell’appartamento, scrivono i magistrati della procura distrettuale antimafia reggina, è «risultato da un lato costante punto di incontro e riunione degli appartenenti» al clan, «dall’altro - significativamente - sede della segreteria politica dell’ex consigliere comunale Giuseppe Plutino». E attorno a questa duplice natura di quel luogo, “covo” di una consorteria della ‘ndrangheta e quartier generale di un politico, ruota gran parte dell’indagine “San Giorgio”. In un dialogo captato tra Domenico Condemi e un tal “Peppe”, quest’ultimo chiede al suo interlocutore se quella fosse un’armeria, con Condemi che ribatte: «Questa non è un’armeria… un circolo è». Cioè un circolo politico utilizzato dal cugino dell’esponente del clan Caridi, cioè Giuseppe Plutino.
Dentro quegli uffici non si decidevano solo le strategie della cosca, ma si discuteva anche di politica. In particolare, spiegano gli investigatori, si ragionale «della imminente assegnazione di deleghe al Plutino e di come gli incarichi eventualmente assunti in seno all’amministrazione comunale fossero di interesse della cosca».
«Il ritrovo in questione – scrive il sostituto procuratore della Repubblica Marco Colamonici – ha costituito una vera e propria base operativa del gruppo criminale». All’interno di quei locali, spioega il magistrato, «avvenivano conversazioni nel corso delle quali venivano progettate le estorsioni da perpetrare sul territorio oggetto di dominio mafioso, con dovizia di particolari circa gli imprenditori da estorcere, le attività da infiltrare, l’ammontare delle somme di danaro da riscuotere a titolo di pizzo, le percentuali dello stesso». Al contempo, lì «ha avuto sede la segreteria dell’esponente politico di riferimento del gruppo nel corso delle elezioni comunali che hanno visto l’impegno profuso dagli appartenenti alla cosca per favorire l’elezione del Plutino», attualmente in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.
Dentro quegli uffici non si decidevano solo le strategie della cosca, ma si discuteva anche di politica. In particolare, spiegano gli investigatori, si ragionale «della imminente assegnazione di deleghe al Plutino e di come gli incarichi eventualmente assunti in seno all’amministrazione comunale fossero di interesse della cosca».
«Il ritrovo in questione – scrive il sostituto procuratore della Repubblica Marco Colamonici – ha costituito una vera e propria base operativa del gruppo criminale». All’interno di quei locali, spioega il magistrato, «avvenivano conversazioni nel corso delle quali venivano progettate le estorsioni da perpetrare sul territorio oggetto di dominio mafioso, con dovizia di particolari circa gli imprenditori da estorcere, le attività da infiltrare, l’ammontare delle somme di danaro da riscuotere a titolo di pizzo, le percentuali dello stesso». Al contempo, lì «ha avuto sede la segreteria dell’esponente politico di riferimento del gruppo nel corso delle elezioni comunali che hanno visto l’impegno profuso dagli appartenenti alla cosca per favorire l’elezione del Plutino», attualmente in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.
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