giovedì 23 febbraio 2012

Reggio Calabria. Nel circolo "Caccia Pesca e Territorio" la cosca discuteva di politica ed estorsioni

OPERAZIONE "SAN GIORGIO" | La segreteria politica diventata quartier generale della cosca

La duplice funzione del circolo "Caccia, sviluppo e territorio", dove il clan Caridi stabiliva la strategia per le estorsioni e sosteneva Pino Plutino alle elezioni

REGGIO CALABRIA Disseminando di “cimici” il circolo “Caccia, sviluppo e territorio”, gli inquirenti sono riusciti a disegnare un ampio quadro indiziario sull’attività della cosca Caridi. Quell’appartamento, scrivono i magistrati della procura distrettuale antimafia reggina, è «risultato da un lato costante punto di incontro e riunione degli appartenenti» al clan, «dall’altro - significativamente - sede della segreteria politica dell’ex consigliere comunale Giuseppe Plutino». E attorno a questa duplice natura di quel luogo, “covo” di una consorteria della ‘ndrangheta e quartier generale di un politico, ruota gran parte dell’indagine “San Giorgio”. In un dialogo captato tra Domenico Condemi e un tal “Peppe”, quest’ultimo chiede al suo interlocutore se quella fosse un’armeria, con Condemi che ribatte: «Questa non è un’armeria… un circolo è». Cioè un circolo politico utilizzato dal cugino dell’esponente del clan Caridi, cioè Giuseppe Plutino.
Dentro quegli uffici non si decidevano solo le strategie della cosca, ma si discuteva anche di politica. In particolare, spiegano gli investigatori, si ragionale «della imminente assegnazione di deleghe al Plutino e di come gli incarichi eventualmente assunti in seno all’amministrazione comunale fossero di interesse della cosca».
«Il ritrovo in questione – scrive il sostituto procuratore della Repubblica Marco Colamonici – ha costituito una vera e propria base operativa del gruppo criminale». All’interno di quei locali, spioega il magistrato, «avvenivano conversazioni nel corso delle quali venivano progettate le estorsioni da perpetrare sul territorio oggetto di dominio mafioso, con dovizia di particolari circa gli imprenditori da estorcere, le attività da infiltrare, l’ammontare delle somme di danaro da riscuotere a titolo di pizzo, le percentuali dello stesso». Al contempo, lì «ha avuto sede la segreteria dell’esponente politico di riferimento del gruppo nel corso delle elezioni comunali che hanno visto l’impegno profuso dagli appartenenti alla cosca per favorire l’elezione del Plutino», attualmente in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.

Fonte: corrieredellacalabria.it del 22 febbraio 2012

martedì 21 febbraio 2012

Grosseto. Un altro canile lager gestito da un cacciatore

foto da geapress.org
GEAPRESS – All’appello mancano diciassette cani e le voci che corrono in paese riferiscono essere morti ad agosto. Certo non per la neve, come ora parrebbe giustificarsi il sessantanovenne cacciatore di Roccatederighi, frazione del Comune di Roccastrada in provincia di Grosseto. C’era la neve e non potevo andarci, va dicendo in giro. In pochi gli credono. Neanche i conoscenti cinghialai che a caccia non lo volevano. Con un occhio solo, non si sa mai.
Anche questo può succedere in Italia. A caccia con un occhio e la licenza da rinnovare ogni sei anni. Un lasso di tempo senza eguali nei tempi previsti per il rinnovo delle diverse tipologie di porto d’armi e che ora, grazie ad un emendamento al decreto sulle semplificazioni presentato dall’On.le Molgora, Presidente della Provincia di Brescia, rischia di slittare addirittura ad otto.
Dei 14 cani ritrovati dalle Guardie del WWF e della LAC, in un intervento congiunto ai Carabinieri della locale Stazione, nove erano ancora vivi, sebbene quattro senza microchip ed uno non denunciato. Due dei nove, però, erano moribondi. Poi altri cinque, morti. Anche tra questi ultimi, in quattro erano senza chip ed uno non era stato denunciato.
Morti di freddo e di stenti. Ha nevicato a Grosseto, ma non tanto da giustificare tale mostruosità. Cani legati alla catena, morti di freddo, di fame e di sete. Poi quelli putrefatti, chiusi nei sacchetti. Il tutto detenuto dal cacciatore con un occhio, molto noto per i suoi segugi maremmani. Il sospetto degli inquirenti, a quanto pare avvalorato da alcuni annunci ritrovati su riviste specializzate, è che quello fosse un allevamento finalizzato alla vendita. Le baracchine in legno (una era stata semidistrutta dai morsi della fame di un cane poi deceduto) sparsi nel castagneto. Stante le indiscrezioni apprese in loco, quell’allevamento non era poi così irraggiungibile nel fitto del bosco. Forse, nel passato, c’è stata una ispezione veterinaria che non aveva però dato gli esiti sperati. Di certo, il cacciatore allevatore, aveva continuato la sua attività e appena pochi giorni addietro, trapela ora tra i ben informati, aveva consegnato il tesserino caccia agli uffici della Provincia. Il termine ultimo, per la Provincia di Grosseto, è infatti il 20 febbraio.
Su insistenza dei Carabinieri e delle Guardie WWF e LAC, tutti i cani superstiti sono stati trasferiti in una struttura idonea, mentre l’intera area, ricavata all’interno di un bosco di castagni, è stata posta sotto sequestro. Il sospetto è che possano esservi stati sepolti dei cani. In queste ore sarebbe in corso il controllo delle armi da parte dei Carabinieri e non è detto che la vicenda possa presentare altri risvolti. Sembra che sarà quasi scontato che l’Autorità di Polizia, stante le condizioni del cacciatore, disporrà il ritiro del porto d’armi.
L’occhio, a quanto pare, l’aveva perso in un incidente di caccia. I cani, per freddo, fame e sete. Se non fosse stato per i Carabinieri e le Guardie volontarie, alla prossima stagione di caccia avrebbe nuovamente imbracciato il fucile. Anzi, a quanto pare, di questo lui sembra esserne certo.
Qualcosa, da quelle parti, si sta forse incrinando. A non molti chilometri da Roccastrada, tra i boschi di Castiglione della Pescaia, poco più di un mese addietro trapelò da ambienti venatori un’altra tremenda notizia. Otto cani, in macchina a morire (vedi articolo GeaPress). Purtroppo il proprietario si è avvalso di numerosi testimoni, tutti componenti della squadra di cinghialisti. Nessuno si presentò a rivendicare quanto scritto e diffuso in forma anonima.

lunedì 20 febbraio 2012

Taranto: 180.000 euro di lepri

Ha senso spendere 180.000 euro per ripopolare con 1000 lepri al fine di fornire prede ai cacciatori della zona? Per l’ATC, Ambito Territoriale Caccia, della provincia di Taranto evidentemente sì. L’operazione è stata avviata nei giorni scorsi con il rilascio dei primi esemplari che dovrebbero rendere nuovamente la zona più attrattiva per quanti si divertono ad andare per campagne a sparacchiare a qualche animale.
Il Wwf ha contestato, per ragioni più che condivisibili, l’operazione. Innanzitutto il costo: 180 euro a lepre, facendo una semplice divisione, decisamente tanti soldi per far divertire qualche cacciatore. Poi la tempistica: per quanto il rilascio sarà “graduale” l’associazione ambientalista contesta il fatto che sia stato scelto un periodo nel quale le rigide temperature potrebbero rendere la vita difficile, ancor prima dei cacciatori, ai graziosi leprotti.
L’operazione sarà effettuata ai soli fini venatori, e presto potrebbe essere avviata anche dall’ATC di Lecce pronta a spendere altri 90 mila euro. Il presidente del Wwf Puglia, Antonio De Feo, ha spiegato:
In nome della legge sono stati spesi regolarmente centinaia di migliaia di euro per immolare tanti esseri che zampettando nelle verdi praterie dovrebbero, secondo le stesse delibere, ripopolare il territorio. Siamo sconcertati dalla decisione assunta dalla Provincia di Taranto che in dispregio a qualsiasi aspettativa di buonsenso ha deciso di effettuare un’operazione ambientalmente insostenibile ed economicamente opinabile.
Come dargli torto?

mercoledì 15 febbraio 2012

Pontedera: ferito dai pallini mentre è a caccia

Ferito dai pallini mentre è a caccia

Durante una battuta alla volpe, nel Pecciolese: è ricoverato al “Lotti”

Doveva essere una giornata di caccia. Una battuta alla volpe, su terreno innevato. Una pratica non ludico sportiva, ma di interesse pubblico: mirata al contenimento della specie.
Alla fine, però, per uno dei partecipanti, si è rivelata una brutta giornata: è stato colpito, accidentalmente da una scarica di pallini, esplosi dal fucile di un altro dei componenti del gruppo. E’ rimasto ferito ed è stato ricoverato all’ospedale Lotti di Pontedera.
L’episodio si è verificato domenica mattina, nelle campagne di Peccioli. Probabilmente l’iniziativa è stata organizzata sotto l’egida della Provincia di Pisa (una deroga al calendario della caccia, regolato dall’articolo 37). L’uomo - del quale non si conoscono le generalità– è stato colpito al gluteo dalla scarica di pallini, ma uno di questi ha perforato il bacino ed ha interessato la zona dei testicoli.
Adesso si trova ricoverato nel reparto di ortopedia del Lotti, le sue condizioni, per fortuna, non sono gravi, anche se ne avrà per alcune settimane di convalescenza.
Sulla vicenda sono intervenuti anche gli ambientalisti del Wwf, che sottolineano come, questo tipo di pratica venatoria, proprio perché non ludica, dovrebbe essere assimilata come un compito lavorativo e quindi assoggettata a regole di sicurezza più ferree.«Per non parlare poi del fatto che, in questo periodo, gli animali sono già sotto stress climatico. Una ragione in più per chiedere agli organizzatori, una maggiore sicurezza per i partecipanti e per lo svolgimento della battuta, concludono gli ambientalisti.

Ravenna. La truffa delle riserve fasulle

Quei divieti di caccia al Pd e al cinema
I grillini in procura: «Vergogna»

M5s: «Per raggiungere la quota di legge del 20% di aree tutelate sono stati inseriti centri commerciali e aree della città».

"Zona di rifugio" e "Divieto di caccia". Sono comparsi cartelli con questi avvisi in centri commerciali, parcheggi e aree della città di Ravenna, ma non solo. E per questo arriva la denuncia del Movimento 5 Stelle, che annuncia di volersi rivolgere alla procura.«La Provincia di Ravenna e l’Ambito Territoriale di Caccia quando Libero Asioli era ancora assessore (e presidente di Federcaccia, guarda un po') – si legge in una nota del capogruppo in consiglio comunale dei grillini, Pietro Vandini – hanno dichiarato “vietati alla caccia” e “rifugio per gli animali selvatici” interi pezzi di città, con cemento ed edifici. A fungere da preziose aree di ripopolamento – scherza Vandini –, il centro commerciale Esp e buona parte dell'abitato di Borgo Montone, il Centro Iperbarico e l'immensa area asfaltata del Consar, la zona dal cinema Astoria alla coop Teodora con relativi parcheggi, l’intero insediamento dei capannoni alle Bassette, un quartiere tra viale Europa e via Antica Milizia, tutto l'abitato chiuso fra viale Randi, la Classicana e la Faentina, Cinema City compreso, una parte di Classe e quasi tutto Ponte Nuovo. Non bastasse, ci giungono segnalazioni anche per località urbanizzate del forese come Savio, San Pietro in Campiano, San Michele, Godo».
«Un vero scandalo – si arrabbia Vandini – per cui abbiamo deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica. Lo stiamo preparando. Ma perché una simile assurdità? Lo Stato obbliga le Province a vietare la caccia su almeno il 20% del territorio. Ci sorge il dubbio che "preziose" aree di tutela come quelle appena citate siano state inserite, spacciate per terreni agricoli, per raggiungere tale quota. Evidentemente, una forzatura».
«Di più, sarebbe un grave illecito – rincara la dose il Capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, Andrea Defranceschi – l'istituzione di riserve fasulle servirebbe a ricomprendere in quella percentuale anche zone evidentemente inadatte ad ospitare fauna selvatica e, di conseguenza, a permettere l’attività venatoria su una area più vasta di quella consentita dalla legge. Si aggiunga che in questo modo il numero di licenze di caccia disponibili aumenta poiché, tanto maggiore è la superficie cacciabile, quante più le licenze che è possibile concedere. Essendo noto che i cacciatori costituiscono da sempre un bacino di voti consistente, ecco spiegato come mai anche il Comet è diventato un rifugio per le starne. Forse non è un caso se la sede provinciale del Pd – aggiunge Defranceschi – l'assessorato provinciale all'Agricoltura e la stessa Atc, oltre
all'Unione Agricoltori di Ravenna, ricadano proprio all'interno di una di queste aree. Difficile credere ad un errore quando ogni giorno, prima di entrare in ufficio, qualsiasi funzionario o dipendente si trova davanti un cartello con la scritta “zona di rifugio – divieto di caccia” proprio in piena città. Il voto dei cacciatori fa comodo a tutti, così anche l'opposizione non è da meno e, a quanto sappiamo, nessuno della Lega Nord ha mai segnalato nulla nonostante la loro sede si affacci proprio su queste aree tabellate. Che i nostri politicanti abbiano cercato di porsi al riparo dalla furia dei cittadini? Inutile dire che anche per loro, visto l’andazzo, l’istituzione di vivai e zone di ripopolamento per la specie si sia posta come questione di imperiosa urgenza…».
Il Movimento 5 Stelle Emilia‐Romagna ha anche presentato un’interrogazione regionale per rivedere a scadenza annuale la ripartizione dei terreni secondo le caratteristiche di utilizzo reale.

martedì 14 febbraio 2012

Legge caccia. per il WWF è ancora inapplicata

LEGGE CACCIA
WWF: HA 20 ANNI MA E’ ANCORA INAPPLICATA
Quattro punti critici, un auspicio e una richiesta del WWF Italia
per applicarla correttamente
INTANTO IN PIEMONTE È REFERENDUM

Oggi  cade il ventesimo anniversario della legge nazionale  sulla caccia “Legge  11 febbraio 1992, n. 157 , Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, ancora largamente male applicata, nonostante i due decenni  passati dall’approvazione.
Sono almeno quattro le criticità principali della legge, ancora in corso, per le quali il WWF chiede miglioramenti: non si proteggono adeguatamente le rotte migratorie, è saltato il legame cacciatore-territorio, le Regioni hanno peggiorato la legge, il controllo delle popolazioni è stato trasformato in caccia-libera. (scheda in allegato)
La legge 157/92 è ancora l’unica legge italiana per la tutela della fauna selvatica. Approvata  sulla scia del referendum del 1990 (che proponeva l’abolizione della caccia su tutto il territorio italiano),  è stata una legge “di compromesso”, che ha tentato di salvaguardare la fauna selvatica e le norme europee ed internazionali, pur riconoscendo le istanze del mondo venatorio.   
La legge prevede la tutela della fauna selvatica (in particolare, per gli  uccelli selvatici, durante i periodi di nidificazione e migrazione) e dei loro habitat, in ottemperanza alle direttive europee. In realtà però la maggior parte delle Regioni continua a disapplicarla, permettendo la caccia per periodi più lunghi o a specie protette.  Non a caso la Comunità Europea ha aperto negli anni una serie di procedure di infrazione nei confronti dell’Italia per violazione della direttiva comunitaria “Uccelli”  (le  ultime nel corso del 2011).
“Ogni anno siamo costretti a ingaggiare  battaglie giudiziarie con ricorsi, denunce, processi. Spesso questi vengono vinti grazie al fondamentale contributo dei nostri avvocati e delle guardie volontarie  salvando così dalla morte milioni di animali selvatici. Proprio di queste ore è la notizia della sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato la leggere regionale dell’Abruzzo sottolineando il fatto che la Regione, così come molte altre, non ha rispettato l’obbligo imposto dalla legge 157/92 di fare calendari venatori che durino solo una stagione e con provvedimento amministrativi anzichè con una legge, come avvenuto. L’auspicio del WWF Italia per il 2012 è che  le Regioni ed i Governi attuino nel concreto e nell’immediato la  protezione  della natura, della fauna selvatica, quindi della  biodiversità, nostro patrimonio e valore insostituibile” dichiara Patrizia Fantilli Direttore Ufficio legale- legislativo WWF Italia
“La storia di questo provvedimento è lunga. Nel 1966, la Lega Nazionale contro la Distruzione degli Uccelli (oggi Lipu) e il WWF iniziarono la battaglia contro gli eccessi della caccia. La fauna (allora definita “selvaggina”)   apparteneva a chi l’uccideva o la catturava. Erano considerati “nocivi” da  uccidere con qualsiasi mezzo, lupi, volpi, faine, puzzole, martore, donnole, lontre, gatti selvatici, aquile, nibbi, astori, sparvieri, gufi reali, ghiandaie, averle. Poi le cose iniziarono a cambiare. Già con la Legge 968 del 1977, grazie alle pressioni degli ambientalisti, la fauna selvatica fu dichiarata patrimonio indisponibile dello Stato tutelata nell’interesse della comunità nazionale. La  Direttiva Europea del ‘79 per la conservazione degli uccelli selvatici contribuì, dopo anni, a far sì che la legge di cui si celebra il ventennale, modificasse in meglio la normativa precedente, vietando finalmente la caccia ai piccoli uccelli e imponendo la chiusura al 31 gennaio. Questo, assieme alla creazione di aree naturali protette che oggi interessano più del 10% del territorio nazionale, ha prodotto risultati eccezionali: dal ritorno di tantissime specie migratrici alla nidificazione di molti uccelli che da secoli, per il disturbo causato dalla caccia, avevano smesso di farlo” ricorda  Fulco Pratesi Presidente onorario WWF Italia.

Nel 2012 si festeggiano anche i venti anni della Convenzione internazionale  per la tutela della biodiversità (approvata a Rio de Janeiro nel 1992) e  il WWF Italia torna a chiedere  un importante  segnale  al Parlamento con l’abrogazione dell’art. 842 del Codice Civile: la questione della caccia libera nei terreni privati non recintati rappresenta uno dei tanti gravi problemi legati all’esercizio dell’attività venatoria nel nostro Paese ed il  WWF da sempre ne  sostiene l’illegittimità costituzionale. 

Intanto in Piemonte s’andrà ad un referendum sulla caccia, atteso da 25 anni, per prevederne una disciplina più rigorosa: un’importante occasione per i cittadini di esprimersi a favore di una maggiore tutela della fauna.


Roma, 11   febbraio 2012
Ufficio Stampa WWF Italia, 02 83133233; 329 8315718


SCHEDA – LE CRITICITA’ DELLA LEGGE
Sono almeno quattro le criticità principali ancora in corso, per le quali il WWF chiede miglioramenti: 
NON SI PROTEGGONO ADEGUATAMENTE LE ROTTE MIGRATORIE
La legge 157/92 prevedeva l’istituzione di adeguate zone di protezione lungo le rotte di migrazione,
così come indicate dall’allora Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS, oggi ISPRA). L’Istituto produsse due decenni fa un documento in cui venivano indicate le aree di maggior rilievo per le rotte migratorie ma ancora oggi molte di queste risultano protette solo parzialmente o addirittura non protette. Vi è così tutta una serie di zone umide, piccole isole, promontori costieri, valichi e crinali montani di particolare importanza per il passaggio migratorio, ma ancora in balia della caccia (o, purtroppo ancora troppo spesso, del bracconaggio).  
Per quanto riguarda i valichi montani interessati dalle rotte di migrazione, uno  specifico punto della legge ne prevede la tutela, ma le Regioni ne hanno strumentalmente fatto una individuazione minimale e in alcuni casi addirittura prevedendo un divieto di caccia solo parziale.
SALTATO IL LEGAME CACCIATORE- TERRITORIO
Uno degli elementi di innovazione contenuti nella legge 157/92 era l’introduzione del legame cacciatore-territorio,
cosa che avrebbe dovuto portare a un automatico autocontrollo e una autolimitazione nel prelievo e stimolando una migliore gestione del territorio. Purtroppo ciò che è avvenuto è stato tutt’altro, dal momento che gli “Ambiti Territoriali di Caccia” sono stati individuati con estensioni enormi (di solito da 2 a 3 per provincia o, addirittura in alcuni casi, una intera provincia!) ed è stata introdotta una serie di norme regionali che permettono una mobilità tale fra ATC e ATC da rendere del tutto inesistente qualsiasi legame cacciatore-territorio.
Inoltre  gli Ambiti Territoriali di Caccia  si sono trasformati in centri di potere con competenze del Comitato di gestione che hanno talvolta travalicato quelle delle stesse Province. In pratica si è data la gestione faunistico-venatoria in buona parte in mano a privati (tali sono i presidenti degli ATC, per lo più esponenti di Associazioni venatorie) e con spesso minimi e comunque insufficienti controlli da parte della Pubblica Amministrazione.
LE REGIONI HANNO PEGGIORATO LA LEGGEVi sono Regioni (ad esempio) la Liguria dove si autorizza a  cacciare anche su terreni innevati fuori dalle zone alpine (in maniera illegale  perché vietato dalla  legge nazionale, come ribadito anche dal Tar  Liguria nel  marzo 2011 a seguito di ricorso  del WWF). Regioni dove si può cacciare da natanti (purchè ‘ancorati’, anche in questo caso grave violazione della  legge nazionale). Regioni dove si possono detenere ed utilizzare trappole e Regioni dove sui valichi montani interessati dalle migrazioni viene applicato un divieto di caccia solo parziale, e poi ancora: interi comprensori delle foreste demaniali riaperti alla caccia, violazioni di quelle che sono le rigide opzioni della scelta della tipologia di caccia da parte del singolo cacciatore, ‘anomalie’ nella gestione degli appostamenti fissi , annuali ‘sorprese’ nella lista delle specie cacciabili (ad esempio con la reiterata ed illegittima autorizzazione alla “caccia in deroga” a piccoli uccelli protetti dall’Unione europea da parte di Regioni “recidive”come la Lombardia, Liguria, Veneto , che hanno ormai cumulato numerose condanne dalla Corte europea ed annullamenti dalla  Corte Costituzionale). Ed ancora:    caccia nelle aree contigue ai Parchi aperta a tutti gli iscritti agli ATC, commercio di fauna selvatica e così via. Una lunga lista di violazioni della legge quadro che ne ha determinato un vero e proprio stravolgimento, con conseguenti gravi effetti sulla conservazione della fauna selvatica che , scrive la Legge 157/92 “E’ patrimonio  indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale “.

CONTROLLO DELLE POPOLAZIONI TRASFORMATO IN “CACCIA LIBERA”Con apposito articolo la Legge 157/92 norma le procedure e modalità con cui intervenire nei confronti di eventuali squilibri faunistici anche al di fuori della stagione venatoria e in aree di divieto, individuando con precisione i necessari passaggi e i soggetti abilitati a tali azioni. Quello che invece si è verificato sul campo è stata una deriva da parte delle Regioni che hanno permesso gli abbattimenti a qualsiasi cacciatore abbia superato brevi corsi, allargato modalità e semplificato le procedure. Stiamo pertanto assistendo ad una caccia tutto l’anno su alcune specie, che comporta impatti gravissimi sulla fauna nel suo complesso e che determina anche gravi rischi per l’incolumità pubblica.

SCHEDA - LE ATTIVITA’ DEL WWF SULLA CACCIA

Il giudizio immediato del WWF Italia  sulla  legge 157 /1992 fu negativo: in un dossier di commento pubblicato nel settembre 1992, intitolato “La falsa riforma della nuova legge sulla caccia”   scriviamo che si tratta :”(..) dell’ennesima legalizzazione di una nuova attività di rapina ai danni di milioni di animali selvatici”. Questo perché comunque neanche la nuova legge aveva   eliminato molte delle  singolarità negative  del sistema venatorio italiano, ad iniziare dall’art. 842 del Codice Civile (tuttora in vigore) che, com’è noto consente ai cacciatori di cacciare anche nei terreni privati senza il consenso del proprietario. Tuttavia  la Legge 157  segnava un parziale adeguamento ai principi  e standard internazionali , diminuendo  l’elenco  delle specie cacciabili   (da 68 a 59, poi ulteriormente diminuiti ), portando  la durata della stagione di caccia a 5 mesi (dai quasi otto precedenti ) , e sanzionando anche penalmente la caccia  illegale (sebbene in alcuni casi con pene  troppo leggere  rispetto alla  gravità del reato e del danno che cerano i bracconieri uccidendo, ad esempio, esemplari di animali rari e protetti come lupi, aquile, cicogne, orsi ).   

Dobbiamo sempre ricordarci che  la  Penisola italiana è  un importantissimo “corridoio biologico”, una sorta di autostrada attraversata ogni anno da oltre un  miliardo di uccelli  migratori  che si spostano tra l’Africa,  l’Europa e l’Asia   per riprodursi e svernare. E purtroppo ogni anno milioni di animali, compresi  molti appartenenti a  specie protette, trovano la morte  nei nostri cieli, dopo viaggi che durano anche migliaia di chilometri.  Questi fatti evidenziano come  la legge 157 , a venti anni dalla sua approvazione, non funziona ancora  come dovrebbe.
Nel corso di questi venti anni numerose sono state le proposte di riforma della legge 157  negative e peggiorative, nonché i “blitz” per modifiche estemporanee contrarie alle leggi europee: dimostrazione di quanto fossero  negative è il fatto che nessuna di queste ha poi ricevuto l’approvazione del Parlamento  e si  è trasformata  in una nuova legge . Questo  anche grazie alle  importanti mobilitazioni del mondo ambientalista e scientifico, WWF in  testa.  

La  pessima  applicazione  della legge 157, i suoi numerosi  difetti e  lacune,   fanno sì che la caccia  sia  in Italia  uno dei fattori che  contribuiscono pesantemente  alla  perdita   di biodiversità  (legata ad altri fattori negativi quali il consumo del  suolo, gli inquinamenti, i cambiamenti climatici, gli incendi boschivi, etc. ).   La  particolare situazione italiana è che l’attività venatoria – per motivi politici in primis - viene gestita e normata in maniera quasi sempre non sostenibile,  e non rispettando i criteri scientifici, né   le  normative internazionali di tutela delle specie.

Per questo il WWF Italia ha sempre avuto un’attenzione specifica e costante per l’attività venatoria: ricordiamo che la prima  Oasi del WWF, Burano, venne presa in affitto proprio  per sottrarre quell’area alla caccia indiscriminata .
Per contrastare gli effetti altamente negativi di  una “caccia selvaggia” il  WWF Italia in questi venti anni ha attivato  centinaia   di denunce , ricorsi amministrativi , costituzioni di parte  civile.

Non è facile quantificare le attività legali svolte in questi 20 anni per la difesa  della fauna selvatica:     per ogni stagione venatoria, abbiamo avviato una media di  10/15 ricorsi  ai Tribunali amministrativi regionali, centinaia di verbali  inoltrati alle autorità giudiziarie ed amministrative dalle  oltre 300 guardie volontarie del WWF , decine di denunce all’Unione europea e richieste  di impugnazione di leggi regionali alla  Corte Costituzionale. Possiamo dire con orgoglio che i risultati sono stati  spesso positivi  e siamo  riusciti a salvare milioni di animali dalle  “doppiette selvagge” . Tuttavia la nostra “battaglia” in favore degli animali selvatici  e della natura verrà definitivamente  vinta solamente  quando  politici,  pubblici  amministratori  e cacciatori  si impegneranno concretamente al rispetto delle leggi  nazionali ed internazionali  e delle opinioni della maggioranza degli  italiani (un Sondaggio IPSOS del marzo 2010 ha rilevato che  il 97% degli intervistati chiede maggior protezione e tutela per gli animali).

Il TAR Liguria sospende la caccia sulla neve a daini e caprioli

13 febbraio 2011, comunicato stampa

IL TAR LIGURIA SOSPENDE  LA CACCIA SULLA NEVE A DAINI E CAPRIOLI IN PROVINCIA DI GENOVA, PER ILLEGITTIMITA' DELLA DEROGA AL DIVIETO NAZIONALE.
Accolta la nuova istanza di LEGA ABOLIZIONE CACCIA e WWF ( Il provvedimento era stato sospeso 2 volte anche nel 2010/2011).

Con Decreto Cautelare urgente n. 59 del 13 febbraio 2012, su ricorso di Lega Abolizione Caccia e WWF,  il Presidente della II Sezione del Tribunale Amministrativo Regionale della Liguria ha sospeso il provvedimento dirigenziale della provincia di Genova n. 435 del 30 gennaio scorso che, nell'autorizzare nuovamente la caccia vagante e da appostamento sulla neve a femmine e giovani di daino e capriolo, reiterava un provvedimento identico sospeso due volte dai giudici amministrativi anche l'anno scorso.
Stop dunque, nei terreni coperti di neve (per almeno la metà della superficie a vista)  ai tiri con la carabina a femmine e giovani (entro l'anno di età) di caprioli e daini, che in provincia di Genova si possono abbattere sino al 15 marzo, anche se la caccia a tutte le altre specie si è conclusa in Liguria già alla fine di gennaio.

Anzichè ottemperare alle ordinanze del TAR dello scorso inverno, la Provincia di Genova  due settimane fa ha varato un provvedimento sostanzialmente identico,  difeso dall'assessore Fossati in Consiglio Provinciale con argomentazioni a dir poco fantasiose e traballanti.

L'Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale ha nei giorni scorsi suggerito alla Regione Marche di sospendere la caccia ai cervidi sulla neve proprio a causa dell'alta mortalità determinata dalla recente ondata di gelo e dalle abbondanti precipitazioni nevose. Anche la Provincia di Bologna , ieri, ha sospeso spontaneamente la caccia ai cervidi sulla neve a causa dei recenti eventi meteo.


Lega Abolizione Caccia e WWF si aggiudicano dunque anche il terzo  round nella causa legale intentata presso il TAR Liguria contro la Provincia di Genova e gli organi di gestione degli Ambiti Territoriali di Caccia Ge1/Ponente e Ge2/Levante.  

Del caso è  stata investita anche la Corte Costituzionale, che si esprimerà il prossimo 3 aprile sulla legittimità delle norme della Regione Liguria che consentono alle Province di varare illegittime deroghe per cacciare daini e caprioli sulla neve, COSA VIETATA DALLA LEGEG STATALE SULAL CACCIA N. 157/92 ( ad eccezione del territorio alpino)
Il TAR rileva un contrasto anche con profili di incostituzionalità tra i divieti statali vigenti e la norma varata  a suo tempo dalla maggioranza Biasotti con una legge regionale (la n. 28 del 2001), che consente alle Province di autorizzare la caccia in deroga agli ungulati su terreni per la maggior parte coperti da neve.

A livello nazionale sono ammesse deroghe per la caccia sulla neve esclusivamente in Zona Alpi.  Al di fuori dell'arco alpino  la caccia sui terreni coperti in tutto o per più della metà della superficie dal manto nevoso sarebbe vietata in tutta Italia.

"Abbiamo avviato un percorso per ripristinare una situazione di legalità nella caccia invernale agli ungulati" - dichiarano le associazioni ricorrenti (Il presidente nazionale LAC  Prof. Carlo Consiglio e la sezione Liguria del WWF) - "I cervidi (daino e capriolo) sono sottoposti da anni nel Genovesato e nel Savonese ad un'attività venatoria anche sulla neve  e durante le gelate che anche dal punto di vista etico è altamente disprezzabile: sui terreni innevati gli animali hanno più difficoltà ad alimentarsi ed hanno un maggior dispendio energetico, le loro tracce sono immediatamente individuabili, così come sono più facilmente visibili gli esemplari che si cerca di abbattere a colpi di carabina con ottica di mira. ".

WWF e LAC sono assistite dallo studio legale Linzola di Milano,
Da oggi pomeriggio e sino al 15 marzo, nei terreni innevati, daini e caprioli potranno cercare di sopravvivere a questo scampolo di inverno senza il fischio dei proiettili da carabina.

WWF Liguria
Lega Abolizione Caccia, Ufficio Stampa (Milano)


















sabato 11 febbraio 2012

Piemonte: confermato referendum anticaccia

LAC Newsletter 1630
10 febbraio 2012

PIEMONTE - CONFERMATO REFERENDUM ANTICACCIA

Con ricorso notificato il 16 settembre 2011 i signori Eupremio Malorzo, Piero Belletti e Giorgio Aimassi, promotori e primi firmatari del referendum per l’abrogazione parziale della legge Regione Piemonte n. 60/79 e successive modificazioni con oggetto “Norme per la tutela della fauna e la disciplina della caccia”, agivano dinanzi al TAR del Piemonte per l’esecuzione del giudicato
derivante dalla sentenza n. 1896/2010 con la quale la Corte d’Appello di Torino, il 29 dicembre 2010, respingendo l’impugnazione proposta dalla Regione Piemonte, aveva confermato la sentenza n. 6156/08 del Tribunale di Torino che aveva dichiarato “la sussistenza e l’attualità del diritto soggettivo pubblico alla prosecuzione del processo referendario promosso con la richiesta di referendum abrogativo depositata il 13 aprile 1987”.
Con sentenza n. 200 del 25 gennaio 2012, depositata in segreteria il 9 febbraio, il TAR del Piemonte, sezione seconda, ha accolto il ricorso, e quindi ha ordinato alla Regione Piemonte di dare esecuzione alla sentenza Corte d’Appello di Torino n. 1896/2010 con l’adozione da parte del Presidente della Giunta Regionale del decreto di fissazione della data di svolgimento del referendum; ha nominato, per il caso di ulteriore inottemperanza, Commissario ad acta il Prefetto di Torino che, ad istanza dei ricorrenti, provvederà nei sensi e nei termini di cui in motivazione; ha condannato la Regione Piemonte al pagamento in favore della parte ricorrente delle spese di giudizio, liquidate nella somma complessiva di euro 1.500,00, oltre accessori di legge.
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venerdì 10 febbraio 2012

Corte Costituzionale: illegittimi i calendari venatori per legge!

Animalisti Italiani -  ENPA – LAC - LAV - Legambiente - LIPU-BirdLife Italia –
VAS  Verdi ambiente e società - WWF Italia

Comunicato stampa del 10 febbraio 2012

CACCIA, CORTE COSTITUZIONALE: ILLEGITTIMI I CALENDARI VENATORI PER LEGGE.
Le associazioni: “un terremoto nel panorama regionale, saltano leggi di 5 regioni e province autonome. Ora adeguarsi compiutamente alla tutela delle specie”

“Le leggi di Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche e province autonome di Trento e Bolzano sui calendari venatori sono da considerarsi illegittime. Cade anche la strategia di alcune regioni di raggirare le indicazioni nazionali e comunitarie attraverso lo strumento della legge. Le regioni di conformino rapidamente alle regole di tutela ambientale, non solo per le deroghe ma anche per i calendari venatori”.

Lo affermano le associazioni Animalisti italiani, Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu-Birdlife Italia, VAS  e WWF Italia a proposito della sentenza n. 20/2012 della Corte Costituzionale che, raccogliendo un ricorso del Governo, ha dichiarato illegittima la legge recante calendario venatorio della regione Abruzzo e ribadito la potestà esclusiva dello Stato in materia di tutela delle specie cacciabili.

 “Questa fondamentale sentenza della Corte Costituzionale, la prima sulla materia, sebbene si riferisca in particolare alla legge della regione Abruzzo (che peraltro aveva cessato i suoi effetti) ha una esplicita portata complessiva e va a bocciare ogni regione che abbia inteso o intenda prevede il calendario venatorio mediante una legge provvedimento, affermando invece l’obbligo di emanarlo esclusivamente con la forma dell’atto amministrativo.

La scelta che si provveda con atto amministrativo”, afferma la Corte, “è l’unica coerente” e “si inserisce armonicamente nel tessuto della legge n. 157 del 1992” non solo perché consente “ai cittadini e alle loro organizzazioni rappresentative la possibilità di tutelare i propri interessi legittimi dinanzi al competente giudice amministrativo” ma anche e soprattutto perché mantiene aperta la possibilità di agire in modo rapido sui contenuti del calendario venatorio stesso qualora si ravveda la necessità di intervenire, porre in essere nuove tutele, rivedere tempi, luoghi e specie cacciabili o anche le modalità con cui l’attività venatoria viene prevista.

In questo senso, la Corte ha peraltro ribadito come “la selezione, sia delle specie cacciabili, sia dei periodi aperti all’attività venatoria, implichi l’incisione di profili propri della tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, che fanno capo alla competenza esclusiva dello Stato” e dunque “il legislatore nazionale ha perciò titolo per imporre alle Regioni di provvedere nella forma dell’atto amministrativo, anziché in quella della legge”.

La storica sentenza della Corte Costituzionale pone fine al diffuso espediente del ricorso alla legge per emanare i calendari venatori e ha un effetto dirompente su molte regioni italiane, che vedono di fatto crollare il proprio impianto venatorio: le leggi di Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche ma anche le province autonome di Trento e Bolzano da questo momento devono considerarsi illegittime, così come illegittimi saranno tutti gli eventuali atti, anche provinciali, che ne verranno eventualmente dedotti.

“Per inciso, si noti che la Corte ha anche sottolineato l’obbligo, previsto dalla legge 157/92, di emanare il calendario venatorio “entro e non oltre il 15 giugno di ogni anno”. Un vincolo finora largamente disatteso ma che da oggi andrà rispettato strettamente.

“L’effetto di questa sentenza -concludono le associazioni- è dirompente e parifica il tema del calendario venatorio a quello delle deroghe: per entrambi, le leggi sono illegittime. Non solo dunque crollano le leggi di importanti regioni italiane, ma fallisce anche il progetto di varie amministrazioni di ricorrere allo strumento legislativo per raggirare le prescrizioni comunitarie e disattendere le iniziative dello Stato a tutela delle specie, tra cui la Guida ISPRA 2010. Ora le regioni non hanno più scuse né alibi. Si adeguino compiutamente al sistema di tutele, a partire dal prossimo calendario venatorio”.

venerdì 3 febbraio 2012

Ancona. Il Presidente di Federcaccia beccato a delinquere dalle Guardie WWF

Monte Roberto (AN): il Presidente di Federcaccia e le frattaglie di pollo

Intervento delle Guardie WWF.


GEAPRESS – E’ il Presidente di una  sezione locale di Federcaccia il cacciatore sorpreso lo scorso dicembre dalle Guardie volontarie WWF di Ancona, con un mezzo illecito di caccia. A Monte Roberto (AN) il cacciatore Presidente, se ne stava nel suo appostamento fisso. Utilizzava, però, una gabbia-trappola (mezzo di caccia vietato della legge) che era stata predisposta per la cattura di mammiferi come volpi, tassi, donnole. Per attirali venivano utilizzate frattaglie di pollo.
Il locale Presidente di sezione della nota associazione venatoria avrebbe tentato di dare una spiegazione singolare. Quella gabbia era destinata alla cattura dei topi. Il magistrato ha però convalidato il sequestro operato dalle Guardie del WWF. La denuncia è quella di caccia con mezzi vietati. Oltretutto, per i topi, quella gabbia (nella foto in gallery) appare un poco grandicella.
Ha, invece, risposto che stava facendo una semplice passeggiata, un altro cacciatore fermato sempre dalle Guardie volontarie del WWF ad Osimo (AN). La domanda che gli era stata rivolta era se avesse già abbattuto degli animali. Al controllo del carniere, ben occultato nel retro della giacca, il cacciatore-bracconiere estraeva una busta con due Tortore dal Collare Orientale, specie protetta, e due merli cacciati già in periodo di divieto per questa specie. Grazie al successivo intervento della Polizia Provinciale è avvenuto il sequestro del fucile e della fauna uccisa.
Giova appena ricordare che nessuna di queste persone avrà l’immediata revoca del porto d’armi. Potranno continuare a cacciare, dopo la restituzione del fucile o immediatamente con altra arma in loro possesso. Non mancano, nella nostra legislazione, casi clamorosi. Non solo per chi abbatte specie protette, è consentito continuare a cacciare, ma bisogna aspettare una seconda condanna divenuta definitiva o il Decreto Penale di Condanna divenuto esecutivo, per avere la sola sospensione del porto d’armi.

mercoledì 1 febbraio 2012

Ue: giù le mani dall'ISPRA

Comunicato stampa del 1 febbraio 2012 
Ue: giù le mani dall'ISPRA 
Il Commissario Ue all'Ambiente Janez Potočnik risponde ad Andrea Zanoni (IdV) che aveva denunciato a Bruxelles le pressioni politiche mirate a influenzare l'attività dell'ISPRA: L'istituto deve essere indipendente e l'Italia deve rispettare la Direttiva Uccelli. Zanoni: “La Lega rispetti le leggi invece che fare inutili pressioni su enti come l'ISPRA

I pareri emessi dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ISPRA devono essere tenuti in debito conto dalle autorità italiane che concedono prelievi venatori in deroga ai sensi dell’articolo 9 della direttiva Uccelli”. Lo sancisce la Commissione europea in risposta all'interrogazione di Andrea Zanoni, Eurodeputato IdV, che ha denunciato a Bruxelles le “Inaccettabili pressioni sull'ISPRA per condizionarne i pareri tecnici sull'applicazione”.
E questo, come si legge nella risposta del Commissario Ue all'Ambiente Janez Potočnik, “dal momento che le autorità italiane risultano avere conferito all’istituto italiano denominato ISPRA un ruolo fondamentale nel conseguimento di tale obiettivo”. A questo proposito la Commissione europea ricorda i procedimenti d’infrazione 2004/4242, 2004/4926, 2006/2131, 2011/2205 e il recente caso EU Pilot (un sistema per rispondere rapidamente alle denunce presentate da cittadini e imprese) e promette che “continuerà a verificare che le autorità italiane competenti garantiscano un’applicazione coerente e su basi scientifiche solide della direttiva Uccelli in tutto il proprio territorio nazionale”.
Zanoni spiega che le più importanti associazioni di protezione degli animali e della natura italiane, come WWF e LAV, l'ISPRA è stato sottoposto a fortissime pressioni affinché cambiasse orientamento e assumesse un atteggiamento possibilista circa le scelte compiute dalle amministrazioni regionali in materia di caccia. “L'assessore veneto Stival ha avuto addirittura la sfrontatezza di chiedere ufficialmente di fare dell’ISPRA il sorvegliato speciale del Consiglio dei Ministri – attacca l'Eurodeputato – Questo perché la Regione Veneto, come anche Lombardia e Liguria, dopo aver subito innumerevoli bocciature all’illegittima normativa sulla caccia in deroga, soprattutto dall’Europa e dalla Corte di Giustizia Ue, hanno cercato impunemente di attaccare proprio l’istituto che in Italia è predisposto al rilascio di pareri scientifici qualificati e indipendenti in tema ambientale”. “Nella stessa direzione va la proposta di emendamenti sulla caccia selvaggia proposti dal deputato leghista Pini – continua Zanoni – La Lega deve imparare che per essere in regola bisogna rispettare le leggi, non cercare di cambiarle o influenzare enti indipendenti come l'ISPRA”.
E' essenziale che le autorità competenti degli Stati membri garantiscano un’applicazione coerente e su basi scientifiche solide della direttiva Uccelli in tutto il proprio territorio nazionale”, scrive  Potočnik a Zanoni. “L’indipendenza dei parerei tecnico-scientifici espressi da questo fondamentale Istituto va difesa ad ogni costo da ogni tipo di attacco spavaldo e antidemocratico di certi partiti politici - conclude l’Eurodeputato – E' arrivata l'ora che la Lega accetti di rispettare una volta per tutte la normativa europea, compresa la direttiva Uccelli”.

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