mercoledì 6 dicembre 2017

Caccia, ecco perché in Italia c'è il Far west



I cacciatori continuano a sparare indisturbati in tutta Italia, in barba alle leggi italiane e internazionali. Ma come si è creato negli anni questo vero e proprio Far west nel nostro Paese? Con l'assenza di regole, ovvero con l'assenza dello Stato legata al susseguirsi di Governi che, come quello attuale, con il loro immobilismo non hanno mai garantito il rispetto delle norme. Regole che, nel caso della caccia, dovrebbero essere garantite dai Piani faunistici-venatori delle Regioni

Purtroppo attualmente solo dieci Regioni in tutta Italia hanno un Piano faunistico e, di queste, appena quattro lo hanno aggiornato, come previsto dalla legge. Ed è proprio su questo che oggi abbiamo interrogato in Aula il Ministero delle Politiche Agricole.

La risposta del Governo. Siamo ormai a fine Legislatura e, nonostante la nostra risoluzione approvata nel 2014, il Governo ci ha risposto che i Piani faunistici venatori non sono ancora stati adottati né aggiornati da quasi nessuna Regione italiana perché 'mancano ancora le linee guida del Ministero dell'Ambiente per le Valutazioni d'Incidenza Ambientale' sui siti che ricadono nella Rete Natura 2000, così come previsto dalla direttiva Ue Habitat.

Un gap normativo tutto italiano che, oltre a creare un danno alla biodiversità italiana e internazionale, crea i presupposti per una nuova procedura d'infrazione europea che rischia di tradursi in un nuovo spreco di soldi pubblici. Nessuna risposta invece sulle cinque specie di uccelli protette (tortora selvatica, coturnice, pavoncella, moriglione, tordo sassello) classificate dal nuovo rapporto 'Birds in Europe' come 'Spec 1', ovvero specie minacciate a livello globale che andrebbero immediatamente escluse dai calendari venatori e tutelate e che invece sono tuttora cacciate.

Sono anni che la caccia si svolge in un regime di illegalità in quasi tutta la Penisola proprio a causa di quest'assenza di regole favorita dall'immobilismo del Governo e delle Regioni, in un rimpallo continuo di responsabilità. Un crimine che non colpisce solo il ricco patrimonio di biodiversità italiano, visto che il nostro Paese è da sempre noto come una stazione di sosta fondamentale per la migrazione di tante specie dell'avifauna.

Chiara Gagnarli e Paolo Parentela, M5S Camera - Commissione Agricoltura

sabato 27 agosto 2016

Camionista ferito da proiettile caccia. Alle porte di Siena, sequestrati fucili gruppo cacciatori

(ANSA) - SIENA, 26 AGO - Un camionista è stato colpito al volto da un proiettile da caccia mentre era alla guida del mezzo pesante lungo l'Autopalio Firenze-Siena. E' accaduto tra le uscite di Badesse e Siena Nord. L'uomo ferito è riuscito a fermare l'autocarro evitando incidenti. Sul posto, allertati da una telefonata al 113 di un altro automobilista, sono giunti gli agenti di una pattuglia della Polizia che hanno trovato l'uomo con il volto insanguinato a terra che riferiva di essere stato colpito da un oggetto. Soltanto dopo pochi minuti e dopo essersi sincerati delle condizioni del ferito, i poliziotti hanno rinvenuto nel camion un proiettile di piombo verosimilmente di calibro 12 da caccia. Nelle indagini sono stati sequestrati i fucili di un gruppo di cacciatori che erano nella zona.

mercoledì 3 agosto 2016

Il disastro dei dati sulla caccia in Italia secondo il rapporto Ispra.

Rispondono solo 8 Regioni su 20, con dati incompleti e disomogenei

Il disastro dei dati sulla caccia in Italia secondo il rapporto Ispra

La regione dove si abbattono più uccelli è la Puglia, seguita da Emilia Romagna e Lazio

Alberto Sorace e Barbara Amadesi, del Servizio di consulenza faunistica dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) hanno presentato il rapporto “Analisi dei dati dei tesserini venatori per la stagione venatoria 2014-2015” che serve ad «assicurare il rispetto dei principi di rigorosa verifica e di costante monitoraggio del prelievo venatorio degli uccelli, imposti dalla Direttiva Uccelli 2009/147/CE».

Si tratta della prima analisi di questo tipo, richiesta all’Ispra da ministero dell’ambiente e che verrà inoltrata alla Commissione europea. Ispra evidenzia che dai dati raccolti emergono diverse criticità: «Solo otto regioni hanno fornito i dati richiesti, rappresentativi quindi di meno della metà del territorio nazionale; inoltre, solo quattro regioni hanno fornito dati sullo sforzo di caccia, informazione questa essenziale per poter valutare la sostenibilità del prelievo».

In sintesi «Le otto regioni che hanno fornito i dati di capi abbattuti nella stagione 2014-2015 hanno una superficie complessiva pari a 135014 km2 che corrisponde al 44,80% della superficie nazionale. In queste otto regioni risultano abbattuti 1.862.534 individui appartenenti a 34 specie ornitiche. Altri 95.256 uccelli sono stati abbattuti da cacciatori residenti in Puglia ed Emilia Romagna al di fuori della propria regione, ma i dati forniti non permettono di estrapolare in quale territorio regionale tali abbattimenti abbiano avuto luogo. Considerando questi abbattimenti extraregionali il totale di capi abbattuti nella stagione venatoria 2014-2015 e comunicati con i tesserini venatori è pari a 1.957.790 uccelli», con un totale di 34 specie cacciate, mentre tra le otto regioni quella dove sono stati abbattuti più uccelli è la Puglia (744.724), seguita da lontano da Emilia Romagna (376.632) e dal Lazio (258.228). Poi ci sono Sicilia (184.683); Friuli Venezia Giulia (171.294); Piemonte (75.576); Campania (51.306) – con dati che per alcune regioni ad alto tasso di bracconaggio che sembrano sottostimati – chiude la Valle d’Aosta con soli 91 esemplari uccisi.

Il rapporto Ispra dice che le pecie più cacciate nelle 8 regioni risultano: il Tordo bottaccio (309.103 capi abbattuti), Allodola (159.183), Merlo (152.520), Fagiano (151.062), Colombaccio (146.945) e aggiunge: « benché esistano delle differenze a livello di singole regioni (p.es. in Piemonte il Fagiano è la specie più cacciata mentre in Sicilia la prima specie è il Colombaccio). Si noti che il numero dei capi abbattuti di Tordo bottaccio nelle regioni considerate è sicuramente ancora più elevato del valore riportato sopra, in quanto in Puglia sono stati abbattuti 655.937 individui classificati genericamente come tordi tra i quali gli esemplari di Tordo bottaccio costituiscono molto probabilmente la stragrande maggioranza».

Per quanto riguarda il metodo di prelievo, «Le specie sono state cacciate esclusivamente in forma vagante in Valle d’Aosta, Lazio e Sicilia. In Puglia il metodo è variato tra le specie: Tortora, Allodola, Merlo, Anatidi, Rallidi, Trampolieri e Tordo (appostamento); Beccaccia e Quaglia (vagante). In Emilia Romagna, ad eccezione di Beccaccia e Beccaccino, che sono stati cacciati esclusivamente in forma 8 vagante, per le altre specie sono stati adottati entrambi i metodi di prelievo. Per il Friuli Venezia Giulia, viene riportato il metodo (vagante o da appostamento) utilizzato nelle varie decadi della stagione venatoria limitando tuttavia il dato esclusivamente alla fauna migratoria presa complessivamente, senza riportare informazioni sule singole specie. Le Regioni Campania e Piemonte non hanno fornito informazioni circa il metodo di prelievo impiegato per le diverse specie. Sono disponibili dati sullo sforzo di caccia (giornate/cacciatore) solo per Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Puglia e Sicilia, anche se non è stata esplicitata la modalità utilizzata per calcolarlo e il dato non risulta uniforme per tutte le Regioni interessate».

Quello che risalta è soprattutto la mancanza e la frammentarietà dei dati di un’attività che dovrebbe essere strettamente controllata, perché, come fa notare l’Ispra, «La raccolta ed analisi di dati di dettaglio circa il prelievo venatorio sulle specie ornitiche tutelate dalla Direttiva Uccelli, oltre a rispondere a specifici obblighi comunitari, rappresenta un elemento essenziale per una corretta gestione delle specie oggetto di caccia». Invece l’ indagine evidenzia «Il sussistere di significative problematiche nell’acquisizione, organizzazione e conseguente elaborazione delle informazioni, in parte legate alle modalità di trasmissione e alla disomogeneità del formato dei dati trasmessi. Sia a causa della limitata copertura dei dati forniti, sia della disomogeneità nel formato dei dati trasmessi, si sottolinea che i dati acquisiti ad oggi per la stagione venatoria 2014-2015, relativi a poco meno della metà del territorio nazionale, non permettono di effettuare analisi sufficientemente robuste del prelievo venatorio realizzato nel nostro Paese, che assicurino una valutazione dell’influenza dei metodi e dei tassi di prelievo sulle popolazioni selvatiche adeguata a permettere un una più corretta gestione delle specie ornitiche, soprattutto per quelle caratterizzate da un cattivo stato di conservazione». Inoltre, in molti casi non è stato trasmesso il dato relativo allo sforzo di caccia e, per le Regioni per le quali tale informazione è disponibile, si riscontra una mancanza di uniformità». Eppure si tratta di un’informazione fondamentale per poter fare analisi attendibili sull’andamento temporale e la distribuzione degli abbattimenti in Italia e poter quindi utilizzare queste informazioni per verificare l’andamento delle popolazioni nell’arco della stagione venatoria e negli anni. Inoltre alcune regioni non hanno fornito i dati di abbattimento scorporati per le singole specie, ma accorpandoli in gruppi di appartenenza «Ciò non consente di valutare l’entità del prelievo sulle singole specie – sottolinea l’Ispra – e quindi di definire le più opportune misure gestionali, commisurate alle effettive esigenze specie-specifiche».

A questo si aggiunge che se cacciatore caccia fuori regione, «le Amministrazioni non prevedono all’interno dei tesserini venatori la possibilità di indicare il territorio extra-regionale in cui il prelievo viene effettuato. Al fine di monitorare l’effettivo andamento dei prelievi venatori in ambito nazionale sarebbe utile poter disporre di informazioni geografiche dettagliate (Provincia ed eventualmente istituto di gestione) anche per il prelievo effettuato fuori regione».

Insomma, un disastro fatto di dati del tutto mancanti per 12 Regioni e non omogenei e non utilizzabili direttamente per le 8 Regioni che hanno risposto. Eppure « Negli anni passati Ispra ha messo a punto e fornito alle Regioni un database in formato Access il cui impiego consentirebbe di uniformare l’acquisizione, l’archiviazione e l’elaborazione delle informazioni relative al prelievo venatorio delle specie ornitiche su scala nazionale, assicurando così una più esaustiva rendicontazione, come previsto dalla Direttiva 2009/147/CE».

Il rapporto conclude che «La realizzazione di una banca dati centralizzata, e accessibile online da parte di tutti i soggetti coinvolti, finalizzata alla condivisione dei dati disponibili e necessari all’implementazione delle politiche di conservazione previste dalla Direttiva 2009/147/CE, possa rappresentare lo strumento più idoneo al fine di risolvere le criticità riscontrate».

domenica 27 settembre 2015

Osimo (AN): un cacciatore spara vicino la casa di una famiglia: il cane ferito non è operabile

Ora Queena, questo il nome del cane ferito, si trova sotto le cure del veterinario senza riuscire a deambulare con le zampe posteriori. Nel suo corpo, dalla coda fino al collo, ci sono centinaia di piccolissimi pallini di piombo che hanno lacerato muscoli e organi

Accompagnano il figlio a prendere l’autobus per andare a scuola e quando rientrano trovano il loro cane davanti al cancello di casa, a terra, sofferente, ferito nella parte posteriore da uno, forse due colpi di fucile a piombini. A pochi metri da lì c'è un cacciatore che, in un attimo, richiama il suo segugio e se ne va. Ci sarebbero pochi dubbi su quanto accaduto sabato mattina intorno alle 7:00 al cane di Alessandro Maria Fucili, mediatore familiare di 50 anni, residente insieme allamoglie Gemma e al figlio nelle campagne di San Biagio d’Osimo. Queena, il loro pastore tedesco femmina di 9 anni, é stata colpita e a sparare sarebbe stato un cacciatore, notato proprio da Gemma a nemmeno 10 metri di distanza dall’ingresso della loro proprietà, mentre scopriva il suo animale ferito.

Ora Queena si trova sotto le cure del veterinario senza riuscire a deambulare con le zampe posteriori. Nel suo corpo, dalla coda fino al collo, ci sono centinaia di piccolissimi pallini di piombo che hanno lacerato muscoli e organi. Non è operabile e il veterinario sta adottando una terapia contenitiva. Ma nel frattempo il 50enne di Osimo ha denunciato tutto al Corpo Forestale dello Stato con la speranza che venga identificato il responsabile: «Che Queena sia volta alla morte è ormai sicuro - spiega sconsolato Fucili - Ma la cosa più inquietante è che sia successo a due passi dalla mia proprietà perché noi abbiamo una produzione di Goji che è simile ad una vigna, per cui è evidente che il cacciatore non solo ha sparato a ridosso di casa, ma anche nella stessa direzione. Voglio sapere chi è stato perché una persona così, che spara ad un animale nei pressi di una casa e se ne va come se nulla fosse, magari facendo anche l’insofferente, è pericolosa. Voglio dire che ci sono cacciatori responsabili, ma anche cacciatori palesemente pericolosi e visto che non è la prima volta che succede una cosa del genere, questa volta vado fino in fondo». 

Sì, perché alcuni anni fa era successa una cosa simile ad un altro pastore tedesco della famiglia osimana. Erano in giardino quando videro un cane da caccia correre in contro al loro, poi lo sparo e anche in quell’occasione c’era un anziano cacciatore che imbraciava il fucile, ma quella volta il cane fu più fortunato perché i piombini gli forarono le orecchie.


giovedì 24 settembre 2015

Imperia. Primo giorno di caccia al cinghiale: un lettore "Ci siamo trovati i cacciatori sulla pista di Mtb!"

Un nostro lettore di Imperia, Giovanni, ci ha scritto per segnalare la presenza di cacciatori, ieri in una zona dedicata alla mountain bike:

“E’ stata inaugurata ieri la nuova stagione della caccia al cinghiale e devo dire che siamo già messi bene. Splendida giornata di sole, partiamo con amici con destinazione circuito mtb ‘Oasi Park’ di Diano Marina. E' un percorso che resta sempre tracciato, pulito e segnalato con le apposite paline indicatrici per cui non possono esistere dubbi sul suo utilizzo. Incontriamo un gruppo di ragazzi all'inizio del giro che sta probabilmente frequentando un corso di questa disciplina, persone che dal camping ancora molto affollato portano i cani a passeggio o, a loro volta, fanno trekking o passeggiate nella zona. Imbocchiamo il sentiero destinato a noi e con nostra sorpresa cosa incontriamo? Sparsa lungo il sentiero una ‘squadra’ di cinghialisti con le carabine chi a spalla e chi impugnate che è impegnata in una battuta. Le giuro che non credevamo ai nostri occhi. Ma come è possibile? Quella zona è nel centro del circuito, a non più di 300 metri in linea d'aria da un campeggio e più o meno altrettanti se non meno dall'autostrada dei fiori. Ma possibile che vengano concesse le autorizzazioni a cacciare i cinghiali praticamente nel centro di una zona completamente a sfruttamento turistico? Uno dei cacciatori vedendoci arrivare ci ha pure ‘consigliato’ di tornare indietro perché era in corso una battuta. Ma ci rendiamo conto? Noi abbiamo proseguito per la nostra strada e nel corso del giro abbiamo sentito chiaramente almeno 6 o 7 spari. Personalmente ritengo utile il ‘lavoro’ dei cacciatori anche perché senza di loro ci ritroveremmo in poco tempo a vederci razzolare i cinghiali davanti alle porte di casa, ma una volta i cacciatori percorrevano decine di km. nell'entroterra per andare a caccia e ora ci ritroviamo loro sulle porte di casa. Oggi, primo giorno di caccia, si conta già la prima vittima nel cremonese. Vogliamo regolamentare come si deve questa attività o preferiamo aspettare la tragedia (e non sarebbe nemmeno la prima) anche dalle nostre parti?”

mercoledì 23 settembre 2015

San Vito Chietino (Ch), ciclista rischia di essere impallinato

Quarantenne racconta: «Ero in bici nei campi quando due proiettili mi hanno sfiorato la testa. Sono vivo per miracolo» 

 


LANCIANO. «Avevo la testa e il corpo chinati sull’avantreno della mountain bike perché stavo procedendo in salita, ed è stata la mia salvezza. Se fossi stato semplicemente seduto, sarei stato colpito dal proiettile che mi ha sfiorato la testa o da quello che ha colpito un albero poco distante da me. Non ho mai provato tanto terrore e tanta rabbia». Ha rischiato di essere ucciso dai colpi sparati da dei fucili di alcuni cacciatori, C.G., 40enne di Lanciano mentre con la mountain bike percorreva la salita che da contrada Cesa porta a Rapanice, nel territorio di San Vito. Una passeggiata in bici che ha rischiato di trasformarsi in tragedia.

«Ero quasi alla fine della salita in una zona che è coperta da vigneti, alberi, e appena ho sentito il proiettile sfiorarmi la testa mi sono buttato a terra», ricorda l’uomo, «riconoscono bene proiettili, pallini, fucili e armi in genere perché da anni vado al poligono e quelli erano proiettili, sparati da dei cacciatori, a dir poco imprudenti. A conferma che si trattava di cacciatori c’è il piccolo capriolo che mi è passato accanto zigzagando e il beagle che lo inseguiva. Ho gridato più volte di non sparare, per richiamare la loro attenzione e nello stesso tempo ho avvertito il 112».

I carabinieri di Lanciano hanno deviato la chiamata verso Ortona e sono intervenuti sul posto i militari di San Vito. Gli uomini dell’Arma hanno fatto dei controlli nella zona e fermato anche tre cacciatori che avevano fucili e brevetti in regola. «A parte che è proibito cacciare caprioli e i cacciatori che mi hanno sparato addosso lo stavano facendo», aggiunge C.G., «quello che mi preme sottolineare è che quella zona, quei sentieri sotto il viadotto Cesa, sono frequentati. Ci passano persone in mountain bike come me, o altri che vanno a cavallo, a piedi. Non possiamo rischiare la vita per fare una passeggiata. Certo, è zona di caccia, ma non si può sparare senza rendersi conto di poter ferire qualcuno. E di incidenti di caccia di questo genere ce ne sono a iosa». L’ultimo proprio domenica nella campagna di Casalincontrada. Un cacciatore nello sparare a un fagiano ha preso di striscio l’occhio di un uomo di 50 anni che stava passeggiando tranquillamente sul suo terreno.

Poco più su del viadotto Cesa, dove il 40eenne ha rischiato di essere colpito dai proiettili, un anno mezzo fa morì un ex assessore del Comune di Treglio, durante una battuta di caccia al cinghiale. «Non voglio aprire polemiche contro o pro la caccia», chiude C.G., «invito solo le persone che frequentano la zona a fare attenzione: io ho rischiato la morte».

Fonte: ilcentro.it del 23 settembre 2015

Casalincontrada (Ch), spara al fagiano, ferisce un agricoltore

Il pallino ha preso di striscio l’occhio di un 50enne che passeggiava nel suo terreno. L’uomo è in ospedale 
 


CASALINCONTRADA. Il cacciatore spara a un fagiano, ma un pallino prende di striscio l’occhio di un uomo di 50 anni che stava passeggiando tranquillamente sul suo terreno. L’incidente di caccia è avvenuto domenica mattina nella campagna di Casalincontrada e avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi. Se il raggio di azione del proiettile si fosse spostato qualche centimetro più in là avrebbe preso in pieno l’occhio di F.P., agricoltore cinquantenne originario del paese. Attualmente il ferito è ricoverato nel reparto di Oculistica del policlinico teatino. È sotto osservazione anche se i medici hanno escluso la possibilità che il pallino possa aver leso in modo grave il bulbo oculare. La prognosi è di 10 giorni,

Domenica mattina F.P. si è recato come fa di solito nel suo appezzamento di terra nella periferia di Casalincontrada. Una passeggiata salutare intrapresa anche per programmare alcuni lavori stagionali.

Mentre l’uomo stava osservando le sue colture è stato raggiunto dal pallino vagante che lo ha colpito di striscio al di sopra dello zigomo, a pochi centimetri dall’occhio. Un dolore improvviso e poi il sangue che cola sulla guancia. Il grido di F.P. ha richiamato subito l’attenzione del cacciatore che si è precipitato a soccorrere il ferito. In un primo momento l’agricoltore non si è reso conto di essere stato colpito da un fucile, una volta realizzata la natura dell’incidente la paura di quanto accaduto è stata ancora più grande. Sul posto è arrivata l’ambulanza del 118 che ha trasportato il cinquantenne al pronto soccorso dell’ospedale di Colle dell’Ara. Il ferito è stato subito trasferito nel reparto di urgenza oculistica dove è stato sottoposto alle necessarie indagini diagnostiche. Il colpo, fortunatamente, ha preso solo di striscio l’occhio, ma trattandosi di un organo delicato i medici hanno ritenuto necessario il ricovero per monitorare l’evoluzione delle lesioni riportate. Sul luogo dell’incidente anche i carabinieri della locale stazione che hanno aperto un fascicolo sull’accaduto. Il cacciatore distratto dovrà rispondere di lesioni gravi. (y.f.)

Fonte: ilcentro.it del 22 settembre 2015

lunedì 21 settembre 2015

Caccia, apertura tragica a Cremona: spara a un fagiano, ma uccide il fratello

L'incidente ad Agnadello, l'uomo, 74 anni, è stato colpito in pieno petto. Ferito a un occhio da un pallino anche un giovane che faceva parte del gruppo. Vicino Lodi, un 80enne spara all'amico che rischia la vista

La stagione venatoria si è aperta in Lombardia con una tragedia. Nel Cremonese un cacciatore ha sparato per colpire un fagiano ma ha ucciso il fratello. Luigi Agosti, 74 anni, è morto, secondo una prima ricostruzione, a causa di un incidente avvenuto nelle prime ore del mattino in aperta campagna, ad Agnadello, in provincia di Cremona, vicino alla strada bassa per Rivolta d'Adda.

Agosti si trovava a caccia con il fratello Fiorenzo (65 anni). Quando un fagiano si è alzato in volo Fiorenzo ha sparato centrando in pieno petto il fratello. Quest'ultimo stava camminando lungo una strada sterrata (vicino a un'azienda agricola non lontano dalla zona industriale) mentre Luigi era in mezzo a un campo. Improvvisamente un fagiano si è alzato in volo e Fiorenzo ha sparato centrando in pieno petto il fratello. Il 74enne è morto sul colpo.

E' rimasto ferito a un occhio da un pallino anche un giovane che si trovava a caccia con i due fratelli. Le sue condizioni non sarebbero gravi. Sul posto sono intervenuti, per i rilievi e per ricostruire la dinamica dell'accaduto, i carabinieri di Rivolta d'Adda e la polizia provinciale.

Ma non è stato l'unico incidente della giornata, perché un uomo di 73 anni di San Colombano al Lambro, in provincia di Milano, è stato colpito da una rosa di pallini esplosa da un cacciatore suo conoscente di 80 che ancora aveva il porto d'armi. E' accaduto al confine con il lodigiano. I due avevano pranzato insieme in un capanno in collina e, finito il pranzo, si sono spostati nei vigneti adiacenti dove il 80enne ha avvistato un fagiano. L'uomo ha sparato ma ha colpito l'altro alla spalla destra e al volto, vicino all'occhio destro, e i medici lo hanno operato per cercare di salvargli la vista

domenica 13 settembre 2015

Cologna (Te), 44enne lavora nei campi e viene colpito da un cacciatore

ph cityrumors.it
Cologna. Colpito da un pallino da caccia mentre lavora alla vigna. E’ accaduto qualche giorno fa ad un 44enne, G.R., che è dovuto correre al pronto soccorso dell’ospedale di Giulianova con una ferita all’addome.

L’uomo stava lavorando nel suo campo, in contrada San Salvatore a Cologna, quando è stato raggiunto da un pallino da caccia che è riuscito poco dopo ad estrarre da solo.

In un primo momento, il 44enne aveva creduto di essere stata punto da una vespa. Poi ha visto il fianco sinistro sanguinare, ha estratto il pallino e si è recato in pronto soccorso. I medici gli hanno dato una prognosi di 5 giorni.

Sull’episodio stanno indagando i carabinieri di Giulianova, anche considerato che, nella zona dove è avvenuto il fatto, vige il divieto di caccia, anche per la presenza di diverse abitazioni.

Verona – Gatto impallinato e finito a calci. Maxi sequestro di fucili da caccia

Le indagini del Corpo Forestale dello Stato. Un uomo denunciato

GEAPRESS – E’ stato il personale del Comando Provinciale di Verona a rintracciare il presunto uccisore del gatto, trovato di recente esanime in una località della provincia.

L’uomo, secondo la Forestale, avrebbe sparato all’animale con un fucile ad aria compressa. Una volta ferito lo avrebbe poi finito a calci. Una storia squallida, ricorda sempre la Forestale, che aveva colpito molto l’opinione pubblica.

Le indagini del Corpo Forestale dello Stato avevano comportato il sequestro del cadavere. Attraverso ulteriori accertamenti si era così risaliti all’identità di un anziano. Al soggetto sono stati sequestrati il fucile col quale si presume aveva sparato, 6 fucili da caccia calibro 12, 3 canne di riserva, 72 cartucce e 6 a palla non denunciate.

L’indagato pare fosse stato infastidito dal gatto che disturbava le gabbie con i suoi canarini.

L’uomo è stato denunciato a piede libero per i reati di maltrattamento e uccisione di animali oltre a violazioni delle norme inerenti il possesso e la detenzione delle armi.

Latina. Caccia specie vietate, due denunce

Caccia specie vietate, due denunce
Caccia specie vietate, due denunce
E' accaduto a Latina lungo la Migliara 51. La polizia stradale intervenuta dopo aver notato un gruppo di cacciatori discutere con Guardie Giurate Venatorie volontarie


Avevano cacciato specie vietate, scoperti sono stati denunciati. E’ quanto accaduto nei giorni scorsi a Latina lungo la Migliara 51 dove è intervenuta la polizia stradale dopo aver notato un gruppo di uomini vestiti da caccia che discutevano con due Guardie Giurate Venatorie volontarie in divisa. Effettuando un controllo è stato accertato che i “cacciatori” avevano nel loro carniere 10 v tortore, non inserite nelle specie cacciabili del calendario venatorio. Recuperati i poveri animali i fucili da caccia utilizzati sono stati sequestrate mentre sono stati denunciati due cacciatori peraltro provvisti di regolare licenza



Conza (Avellino), cacciatore nascondeva pallettoni per cinghiali

I Carabinieri della Stazione di Sant’Andrea di Conza hanno denunciato in stato di libertà un uomo originario del napoletano con l'accusa di bracconaggio. I fatti sono stati accertati a seguito di un servizio svolto nelle contrade del comune di Conza della Campania mirato principalmente all’accertamento di attività di bracconaggio nonché a tutela degli stessi cacciatori e del patrimonio faunistico della zona.
I militari hanno controllato un fuoristrada guidato da un 40enne in tenuta da caccia. A seguito di perquisizione sono state rinvenute nella disponibilità dell’uomo, diverse cartucce del tipo “palla unica” , non denunciate. Tale munizionamento viene utilizzato soprattutto per la caccia al cinghiale, vietata in questo periodo dell’anno.
Alla luce di quanto accertato, il 40enne è stato deferito in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Avellino, ritenuto responsabile del reato di detenzione abusiva di munizioni. Le cartucce, illegalmente detenute, sono state sottoposte a sequestro.