domenica 28 settembre 2014

S. Marino di Bentivoglio (BO). Cacciatori sparano a dieci metri dalle case e uccidono il gatto

Bologna. Il proprietario si è rivolto ai carabinieri anche perché la legge vieta di esplodere colpi a distanza ravvicinata dai centri abitati. Le indagini troveranno i responsabili della morte dell'animale

Roma, 28 settembre 2014 - A proposito di vigliacchi.Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un articolo su una donna che, forte del buio, distribuiva polpette avvelenate destinate ai cani del vicinato.La cornice dei fatti era Varese. Per fortuna, ma anche per grande professionalità, i carabinieri del luogo, messi in allerta dal proprietario di uno dei cani che era scampato per un soffio al topicida, avevano sistemato telecamere nascoste nei giardini. E l'hanno beccata con le polpette letali in mano. E' scattata la denuncia e tutto quel che segue.

Un nostro lettore ha letto l'articolo e ci ha scritto per segnalare una vicenda dal sapore opposto che si è verificata in provincia di Bologna. Riguarda il gatto del signore, del quale citiamo solo le iniziali ma che si è firmato con nome, cognome e recapiti. A.T. racconta che giovedì scorso il suo gatto è stato ucciso mentre si trovava nel giardino della propria casa. Alcuni cacciatori gli hanno sparato, esplodendo colpi a una decina di metri dalla casa. A.T. ha immediatamente segnalato i fatti ai carabinieri di zona ma, purtroppo, si è sentito rispondere che non avendoli colti sul fatto, in buona sostanza, non si poteva fare nulla.

A.T. abita a S.Marino di Bentivoglio, in provincia di Bologna, e come riferisce il diretto interessato, non è che si tratti di una città tentacolare dove è difficile avere idea di chi siano i cacciatori. Il lettore non solo piange il suo gatto, ammazzato vigliaccamente mentre era nel proprio giardino, ma accusa quegli spari esplosi a distanza così ravvicinata dalle abitazioni e proibiti dalla legge. Ora è possibile che i carabinieri non possano, davvero, fare nulla per identificare queste persone che violano palesemente la legge? Che hanno commesso un reato penale come l'uccisione di animale? Perché neanche dentro la propria casa si può stare al sicuro da chi ha il grilletto facile? E non spetta certo alla vittima delle altrui violenze provvedere a bloccare e identificare chi spara dove non dovrebbe e uccide un micio del tutto innocente. Sicuramente c'è stato un fraintendimento e altrettanto sicuramente i carabinieri di Bentivoglio faranno chiarezza ripristinando la legalità. Il gatto non tornerà in vita ma chi l'ha ucciso dovrà pagare. Oppure questi "miracoli" avvengono soltanto a Varese?

Belluno. Spari vicino a case e strade rafforzati i controlli a Mel

Residenti e passanti hanno segnalato un’intensa attività venatoria in aree vietate In vigore il protocollo tra Forestali e polizia provinciale per operazioni congiunte

BELLUNO. Niente più sovrapposizioni di competenze: Corpo forestale dello Stato e polizia provinciale ora possono operare congiuntamente nell’ambito delle attività finalizzate al controllo della caccia in territorio bellunese.

A stabilirlo, come ha ricordato il comandante provinciale dei Forestali, Flavio De Nicolò, «è stato il protocollo operativo sottoscritto già lo scorso luglio tra il nostro comandante regionale e i vertici della polizia provinciale di Belluno, che ha avuto anche l’approvazione della prefettura. Un deciso passo in avanti, perchè ci consente di programmare ed effettuare servizi abbinati e mirati, garantendo al contempo una maggiore e migliore copertura del territorio per quanto riguarda il servizio di vigilanza dell’attività venatoria».

Vantaggio non trascurabile considerando la complessità e l’estensione del territorio bellunese e che si è già concretizzato in questi primi giorni della stagione della caccia, con l’operazione congiunta attualmente in corso nel territorio comunale di Mel. «Da diversi giorni stiamo ricevendo segnalazioni, di residenti e passanti, che riferiscono di aver sentito spari nelle vicinanze di strade e case, ovvero in zone dove l’attività venatoria è assolutamente vietata. Abbiamo immediatamente potenziato il servizio di controllo in quella zona», prosegue De Nicolò, «con attività mirate a debellare quella che tutti ci auguriamo non si riveli una pratica abituale».

Bersaglio dei primi trasgressori stagionali, secondo gli stessi uomini del Corpo forestale, sarebbero gli ungulati. «Cervi e caprioli, dalle prime informazioni che abbiamo raccolto», prosegue De Nicolò. «Una caccia vietata in questo periodo, che coincide con il periodo dell’accoppiamento, soprattutto per i caprioli».

Controlli congiunti che hanno inoltre fatto anche le prime “vittime”, visto che tra domenica e lunedì sono state elevate le prime sanzioni. «Solo alcuni casi di assicurazione non in regola o di cacciatori che si sono visti comminare una sanzione amministrativa per aver dimenticato il tesserino venatorio, nessuna infrazione grave al momento», ha aggiunto il comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato. «Un avvio senza particolari criticità, insomma, anche se non è certo da questi dati che è dipesa la pianificazione che abbiamo concordato con la polizia provinciale. da sempre la stagione venatoria è accompagnata da problematiche serie, sia in termini di osservazione delle vigenti normative sia, soprattutto, di sicurezza delle persone. Proprio per questi motivi la possibilità di concordare i controlli e le procedure operative tra noi e la polizia provinciale non potrà che garantire risultati importanti nel monitoraggio e nel contrasto delle irregolarità inerenti l’attività venatoria».

Ischia, strage di uccelli migratori: “Qui si uccide solo per noia”

A cura di Piero Bonito Oliva

Violare la legge è semplice come bere un bicchiere d’acqua: i killer dei volatili acquistano regolarmente un’arma che poi viene abrasa per far perdere le tracce del proprietario, la nascondono con particolare attenzione in montagna o collina e la riprendono nel momento giusto. Un buon nascondiglio, e il gioco è fatto. Teatro di questo scempio, specialmente in questo periodo, è l’isola d’Ischia. E’ proprio nei cieli del golfo di Napoli, infatti, che in questo periodo si concentra il grande flusso migratorio dei volatili. E’ lì che pochi giorni fa l’Enpa ha rinvenuto una poiana impallinata dalla ferocia dei bracconieri. “Non è certamente un caso isolato – spiega a Retenews24 Fabio Procaccini, delegato a Napoli della Lipu (Lega italiana protezione uccelli) – sull’isola ce ne saranno decine e decine che non sono state trovate ma lasciate lì a terra”. Ai bracconieri non conviene farsi vedere in giro con il trofeo di guerra: una volta colpito, il volatile viene abbandonato lì dov’è. “A Ischia, nonostante la buona volontà degli agenti di polizia, i controlli sono insufficienti – prosegue Procaccini – l’attività di antibracconaggio è stata molto silente negli anni scorsi, e continua ad esserlo oggi. Pensi che in Sicilia addirittura si uccide per scaramanzia: all’inizio della stagione della caccia (fine settembre-inizio ottobre), i bracconieri mettono mano al fucile per uccidere un adorno contro il rischio ‘corna’ della moglie”. “Se non colpisci un volatile tua moglie ti tradirà”, è il succo della folle e assurda usanza, non lontana però dalla violenta logica di un comune bracconiere. Perché a quanto pare dietro il fucile, il grilletto e i proiettili non c’è business, interesse economico o esigenza di cacciare per poi cibarsi della preda. E a quanto pare mente anche chi cerca di giustificare le fucilate contro gli uccelli ipotizzando che siano proprio questi ultimi a disturbare la caccia regolare, cibandosi di prede come la quaglia o le lepri. “La poiana impallinata qualche giorno fa si nutre di topolini o al massimo di uccelli piccoli”. Poiana, trampoliere, cicogna, gabbiano e adorno sono solo alcune delle specie di uccelli nel mirino dei fucili dei bracconieri in questo periodo. Molte di queste sono razze sotto protezione, altre in via di estinzione. “Dietro tutto questo c’è solo l’istinto di uccidere, non esiste altra ragione. A Ischia, terminati i lavori stagionali, non sanno più cosa fare” conclude Procaccini.

Tosi (sindaco di Verona e presidente di Federcaccia Veneto), emette ordinanza che permette l’uccisione dei lupi. Forestale: “Lo denunciamo”

Il sindaco di Verona ha autorizzato residenti e allevatori della zona a uccidere i predatori nel caso in cui questi minaccino loro o il bestiame. Dura la replica delle associazioni animaliste, con il Wwf che parla di "bracconaggio vero e proprio"

Flavio Tosi, sindaco di Verona e presidente di Federcaccia Veneto, è stato denunciato dal Corpo forestale dello Stato dopo aver emesso un’ordinanza in cui si autorizzano i cittadini a“sparare ai lupi” presenti nelle valli del Parco naturale della Lessinia, intorno alla città. una decisione, quella del primo cittadino, che potrebbe estendersi anche ai paesi vicini se questi si sentissero minacciati dalla presenza dei predatori. “Il provvedimento – si giustifica il politico dellaLega Nord – non dà il via a una caccia al lupo, ma è solo volto alla legittima difesa“.

Una decisione che, però, non è stata digerita dalla forestale che ha sporto denuncia nei suoi confronti con l’accusa di aver “autorizzato l’abbattimento di specie protetta”. La scelta è stata appoggiata anche da una parte della politica locale e dalle associazioni animaliste, tra cui il Wwfche ha parlato di “bracconaggio vero e proprio”, aggiungendo che anche loro stanno pensando di denunciare Tosi.

Nelle valli intorno alla città è presente una sola coppia di lupi che da poco tempo hanno avuto 8 cuccioli. Gli animali si sono resi protagonisti di attacchi agli allevamenti di bestiame della zona provocando, oltre alla morte di alcuni capi, anche stress eccessivo negli animali che, dicono gli allevatori, non producono più latte e abortiscono con più facilità. Per questo motivo la Coldirettidifende la decisione del primo cittadino leghista dichiarando che ”l’attacco al bestiame è un fenomeno quasi quotidiano nella parte centrale dell’altopiano veronese che aggrava sempre più la condizione degli allevatori”. L’associazione spiega che in quell’area si concentra circa il 50% del patrimonio bovino e ovino del Veneto e la presenza dei lupi potrebbe causare gravi danni all’economia locale. Inoltre, gli allevatori si lamentano del fatto che i fondi della Regione non bastano a ripagare i danni subiti dagli attacchi dei predatori. Il sindaco interviene di nuovo sulla questione e giustifica la sua decisione affermando che “non si tratta di una caccia al lupo, ma di legittima difesa. Ho pensato ai bambini della mia città”. E aggiunge: “Vedremo se, alla fine, prevarrà il diritto degli animali o dei cittadini”.

In Veneto si ripropone così un caso simile a quello dell’uccisione, l’11 settembre, in provincia di Trento, dell’orsa Daniza che sollevò numerose polemiche e portò alla denuncia, sempre da parte del Corpo forestale dello Stato, del presidente della Provincia, Ugo Rossi. Anche in quel caso numerosi esponenti della sinistra locale si lamentarono di come le autorità predisposte gestirono la cattura dell’animale. La preoccupazione si concentrò sui due cuccioli dell’orsa che, adesso, sono in giro per i boschi e rischiano di non sopravvivere. Gli esponenti della destra, tra cui la Lega, difesero il diritto dei cittadini di preservare la propria incolumità, minacciata, a loro dire, dalla presenza dell’animale nella zona. Anche nel caso dei due lupi nel veronese, il problema dei cuccioli si ripropone, visto che la coppia di animali ha con se 8 piccoli di lupo che rischierebbero di morire.

Udine. Muore in un incidente di caccia

Tragedia ad Arsa: imprenditore friulano ucciso da due colpi partiti dal suo fucile

TORVISCOSA. Tragico incidente di caccia ieri sera a Chiarmacis di Torviscosa: l’imprenditore Renzo Tosoratti è rimasto ucciso da un colpo sparato dal suo stesso fucile durante una battuta alle anatre.

L’incidente è accaduto verso le 19.30, mentre Tosoratti, 64 anni del luogo, stava monitorando il passaggio dei pennuti nella zona di una chiusa, in località Arsa, durante una battuta con il fratello Gino, anche lui appassionato dello sport venatorio. Secondo quanto è trapelato, la dinamica sarebbe abbastanza chiara.

Si tratterebbe, infatti, di una tragica fatalità. Secondo le prime informazioni, si sarebbe rotto il cinturino di aggancio del fucile che cadendo avrebbe impattato con il terreno facendo partire due colpi: uno avrebbe colpito la mano destra dell’uomo, l’altro invece avrebbe raggiunto l’imprenditore colpendolo sotto il mento, uccidendolo sul colpo.

Gino, che in quel momento era abbastanza distante ma in continuo contatto telefonico con lui, sentendo sparare non si è preoccupato più di tanto, ma dopo un po’ ha iniziato a preoccuparsi del silenzio del fratello che non rispondeva alle sue chiamate. Preso probabilmente dall’ansia, si è recato sul posto dove sapeva trovarsi il fratello, ma qui la macabra scoperta:

Renzo giaceva riverso su un cespuglio ormai privo di vita con il volto devastato dalla fucilata. Immediatamente, Gino ha dato l’allarme e sul posto sono arrivati i sanitari del 118 e i congiunti (le famiglie dei due fratelli abitano poco distante), ma altro non hanno potuto fare che purtroppo constatare il decesso di Renzo. Sul posto anche i carabinieri della stazione di Torviscosa, per gli accertamenti del caso, che comunque avrebbero rivelato la tragica fatalità.

Sconvolta la famiglia e il fratello sotto choc, per quanto accaduto e di cui non riusciva a capacitarsi. Sconvolta e incredula anche la comunità di Torviscosa, cittadina dove la famiglia è molto conosciuta anche per l’attività industriale che vede impegnati i Tosoratti con Agricolmeccanica srl, azienda specializzata nella progettazione e realizzazione di atomizzatori con dispositivi di recupero destinati alle lavorazioni nei vigneti e nei frutteti, atomizzatori speciali e diversi impolveratori.

Da poco, a maggio, i due fratelli avevano stretto una partnership tra Friuli Sprayers, marchio commerciale di Agricolmeccanica, e il Gruppo Maschio Gaspardo in virtù della quale l’azienda si sarebbe ampliata e avrebbe occupato una cinquantina di nuovi addetti.

I nuovi modelli di atomizzatori verranno distribuiti appunto attraverso la rete commerciale di Maschio Gaspardo, il cui export in oltre cento Paesi ammonta all’85% della produzione. In occasione dell’accordo, i fratelli Gino e Renzo Tosoratti dichiaravano, entusiasti, che «l’intesa raggiunta con il Gruppo Maschio Gaspardo (già operante in Friuli con uno stabilimento a Morsano al Tagliamento), presente in tutto il mondo, consente alla nostra storica azienda di consolidare la presenza in Italia e di aumentare lo sviluppo internazionale.

Siamo certi - ribadivano - che questo modello di sviluppo rappresenta per Friuli Sprayers la soluzione più efficace per riuscire a competere con le multinazionali del settore mantenendo come obiettivo la crescita del fatturato, della produttività e dell’occupazione».

Mai avrebbero immaginato che, a soli quattro mesi di distanza da quell’importantissima intesa, una tragedia avrebbe sconvolto questo momento professionale così entusiasmante.

Fondata dalla famiglia Tosoratti nel 1960, l’azienda è nota proprio con il brand Friuli Sprayers: guidata da 45 anni dai fratelli Gino e Renzo (il più giovane), trova continuità nella presenza in ditta dei figli Daniele e Cristina.

Valle Millecampi (Pd), scoperta santabarbara dei cacciatori

Duecento identificati, 125 munizioni vietate nascoste nei canneti e scoperte dalla Polizia provinciale durante i controlli nel primo giorno di caccia

CODEVIGO. Duecento cacciatori identificati e una vera e propria santabarbara con ben 125 munizioni vietate nascoste nei canneti. È il risultato dei controlli che la Polizia provinciale ha svolto domenica scorsa, durante il primo giorno di caccia in tutto il territorio. Le verifiche si sono particolarmente focalizzate in Valle Millecampi e nei Comuni limitrofi grazie a un’operazione interforze che ha visto il coinvolgimento di 15 pattuglie costituite dal Nucleo nautico della Polizia provinciale, dai Carabinieri, dal Corpo forestale dello Stato e dalla Guardie volontarie venatorie delle diverse associazioni presenti in provincia.

Gli oltre 30 agenti coordinati dal Nucleo nautico di Polizia provinciale hanno eseguito un’intensa attività di vigilanza dall’alba al tramonto, identificando più di 100 soggetti intenti all’esercizio venatorio.

“Fin dal’alba – ha detto il vice presidente della Provincia di Padova Mirko Patron – tutto il personale ha operato in sinergia per garantire la sicurezza e un’attenta vigilanza su tutto il territorio provinciale e in particolar modo nelle delicate aree lagunari e vallive. L’operazione interforze è stata ben coordinata e preceduta da una riunione operativa alla quale hanno partecipato anche i vertici dell’Ambito di Caccia Lagunare e Vallivo. È stato estremamente importante il supporto logistico-operativo dei Carabinieri e del Corpo Forestale dello Stato, in quanto la collaborazione ha consentito di avviare un efficace metodo di prevenzione”.

La sinergia operativa tra forze dell’ordine nel territorio lagunare e vallivo è stata infatti fondamentale dal punto di vista della prevenzione. Tuttavia durante i controlli sono stati sanzionati alcuni cacciatori e pescatori che non osservavano la normativa. Le verifiche hanno permesso di scoprire anche una santabarbara costituita da ben 125 munizioni vietate nascoste tra i canneti. Presumibilmente le munizioni sono state abbandonate dai bracconieri che, sentendosi sorvegliati dal personale della Polizia Provinciale, hanno deciso di far perdere le loro tracce poco prima dell’arrivo del personale in divisa. Le munizioni scoperte sono state sequestrate, ma l’indagine della Polizia provinciale non è ancora conclusa. Le scatole delle munizioni rinvenute, possono infatti aiutare gli agenti a rintracciare i soggetti che le hanno acquistate.

La Polizia Provinciale ha inoltre esteso le verifiche effettuando dei controlli alla viabilità ordinaria nelle vicinanze di Valle Millecampi, in particolare ai veicoli riconducibili all’attività venatoria perché dotati di carrello per il trasporto animali. In questo caso, sono state elevate alcune sanzioni al Codice della strada.

“Il personale della Polizia Provinciale – ha detto l’assessore alla Polizia provinciale Enrico Pavanetto – ha gestito l’intervento congiunto in maniera professionale garantendo la sicurezza di tutti. L’attività di vigilanza ittico, venatoria, ambientale e stradale eseguita in un territorio così impervio com’è Valle Millecampi, ha contribuito a rafforzare la collaborazione tra gli enti e gli addetti alla vigilanza. Il nostro obiettivo è lottare contro il bracconaggio e assicurare alla giustizia quanti violano le normative”.

Infine, l’utilizzo di un natante e i controlli sulla pesca eseguiti dalle Guardie particolari giurate ittiche hanno contribuito a prevenire il perpetrarsi di fatti illeciti.

Il comandante della Polizia provinciale Adriano Scapolo ha dichiarato: “Il personale della Polizia provinciale ha eseguito molti controlli, scoraggiando il perpetrasi di fatti illeciti. In Valle Millecampi si intervenuti coordinando un gran numero di operatori. La nostra attività è stata elogiata da molti enti, tuttavia devo riconoscere che anche gli stessi appartenenti al mondo venatorio (sportivi) hanno espresso il loro apprezzamento per la capillarità del servizio eseguito. Voglio sottolineare come non vi siano stati momenti di difficoltà durante i controlli dei cacciatori dovuti fad un ottimo dialogo e rispetto dei ruoli. Un ringraziamento va alle istituzioni che hanno collaborato e alle Guardie particolari giurate volontarie che hanno dato il proprio contributo nel raggiungimento di questo ambizioso obiettivo”.

Il Sindaco di Codevigo Annunzio Belan ha aggiunto che: “La presenza di numerose pattuglie nel nostro territorio ha assicurato un alto livello di

prevenzione. La Polizia provinciale, i Carabinieri, il Corpo Forestale dello Stato e le Guardie Volontarie hanno cooperato a beneficio della collettività e il coordinamento dell’operazione interforze è stato davvero molto preciso e puntuale”.

Il comandante della Polizia Provinciale assicura infine che i controlli continueranno anche nei prossimi mesi, in maniera da non abbassare il livello di attenzione.

mercoledì 24 settembre 2014

Modena. Sparano vicino alle case: cacciatori multati

Nel primo giorno dell'apertura della caccia pochi appassionati si sono cimentati, ma tre hanno ricevuto un verbale

Una limitata affluenza di cacciatori in pianura, ancora più scarsa in montagna, ha caratterizzato la prima giornata di caccia alla selvaggina stanziale, come le lepri e i fagiani, che si è svolta domenica 21 settembre nel modenese senza particolari problemi.

Pochi cacciatori, quindi, con concentrazioni più elevate in pianura nella zona tra Carpi e Mirandola. Ed proprio a Carpi la Polizia provinciale ha emesso tre sanzioni ad altrettanti cacciatori per l'uso di richiami non consentiti e il mancato rispetto della distanza di sicurezza da una strada.

La Polizia provinciale ricorda che le distanze di sicurezza sono di 50 metri dalle strade e 100 dalle case mentre la sanzione prevista è di 206 euro. Gli agenti provinciali sono in tutto una ventina a cui si aggiungono, soprattutto in montagna, quelli del Corpo Forestale dello Stato; collaborano ai controlli anche alcuni nuclei di Gev, Gel, guardie volontarie delle associazioni ambientaliste e venatorie e le tre guardie venatorie degli Atc.

Le verifiche riguardano anche il rispetto del divieto di caccia nelle aree alluvionate e in tutte le zone in cui è vietato cacciare. I cacciatori modenesi sono quasi cinque mila più due mila provenenti da altre province.


Civitanova Marche. Si è aperta la caccia e c'è già il primo denunciato

Stagione al via, fermato un civitanovese con porto d'armi scaduto. Sequestrato il fucile

Civitanova, 22 settembre 2014 - Si è aperta la caccia e partono i primi controlli con un civitanovese denunciato per porto abusivo di arma da fuoco. L’uomo, M.F., infatti era andato a caccia nell’entroterra con il porto d’armi scaduto. Immediato il sequestro da parte della Forestale del fucile e delle munizioni. Dalle prime luci dell’alba di ieri, infatti, i forestali hanno vigilato sul corretto esercizio dell’attività venatoria assicurando il rispetto delle regole.

In azione 25 pattuglie che hanno controllato ben 126 cacciatori. Nei prossimi giorni proseguiranno i controlli finalizzati, in particolare alla verifica delle norme sull’uso delle armi da fuoco ed al rispetto del calendario venatorio regionale. «Per non incorrere in pesanti sanzioni anche di carattere penale — spiega la Forestale — si raccomanda di rispettare le distanze di sicurezza e le norme di custodia delle armi, evitando di sparare in direzione di abitazioni e vie di comunicazione a distanze inferiori di 150 metri, esercitare la caccia a distanza inferiore di 50 metri dalle strade e 100 metri dalle abitazioni, evitare di lasciare le armi o le munizioni incustodite negli autoveicoli». 

Rispettare le regole, però, non sembra un consiglio seguito da tutti, visto che nell’entroterra sono stati trovati anche diversi chiodi a terra, messi per sviare l’arrivo di cacciatori ‘forestieri’.

Perugia.Quindici multati e un ferito. Uomo colpito da un pallino ‘di ricaduta’, non è grave. Fucilate fin sotto le finestre delle case

Perugia, 22 settembre 2014 - TREMILA cacciatori in meno in pochi anni. Ormai, in Umbria, il numero dei seguaci di Diana si è pressoché dimezzato. Un calo inarrestabile, visto che nel 1980 i tesserati sfioravano quota cinquantamila. Ma l’apertura ufficiale della stagione venatoria è comunque un evento che mobilita quasi trentamila doppiette e, di conseguenza, i relativi sistemi di controllo, sempre più attenti e sofisticati. Il via ufficiale del calendario — dopo le preaperture più o meno finte — porta con sé un bilancio non indifferente. Un cacciatore, ieri, è rimasto ferito dopo essere stato colpito da un pallino ‘in ricaduta’, sparato da un compagno di battuta e che probabilmente ha sbattuto su un albero prima di finire addosso all’uomo. L’incidente è accaduto nelle campagne di Spina, nel comune di Marsciano. Ferite lievi, per fortuna, tanto che il cacciatore non è voluto andare in ospedale.

E DAL PRONTO soccorso confermano: «Nessuna richiesta di aiuto è arrivata alla centrale operativa del 118 regionale. Non si registrano neppure accessi al Pronto Soccorso del Santa Maria della Misericordia per infortuni legati in qualche modo alla caccia, quali traumi distorsivi agli arti o ferite accidentali, che pure avevano richiesto l’intervento dei medici un anno fa. Tuttavia — sottolinea l’azienda ospedaliera — va tenuto conto del ridotto numero di cacciatori rispetto al passato».

SUL CAMPO, per garantire la regolarità dell’apertura della stagione venatoria, erano comunque schierate una ventina di pattuglie della Polizia provinciale. Che hanno messo insieme 180 controlli ed elevato quindici contravvenzioni ad altrettante doppiette. I verbali hanno riguardato violazioni sul rispetto delle distanze minime dalle abitazioni (alcuni lettori ci hanno segnalato spari praticamente sotto le finestre delle proprie case, ndr), mancate annotazioni sui capi abbattuti e sulla raccolta dei bossoli, caccia all’interno di allevamenti di selvaggina e altre infrazioni amministrative.

DARIO MOSCONI, vicecomandante della Polizia provinciale di Perugia, sottolinea il lavoro svolto 24 ore su 24 dalla centrale operativa del Corpo, «per dare risposte immediate ai cittadini e ai cacciatori in caso di problemi». Per l’intero periodo di apertura della caccia, il numero da chiamare è lo 075-32111. «Abbiamo dislocato le nostre pattuglie sul territorio — spiega Mosconi — operative su diversi turni per garantire la sicurezza di tutti e il pieno rispetto delle regole». «Confidiamo — aggiunge il presidente della Provincia, Marco Vinicio Guasticchi — soprattutto nella collaborazione dei cacciatori non solo per la regolare attività, ma anche per continuare a svolgere il ruolo fondamentale di tutela ambientale del territorio. Segnalando, ad esempio, la presenza di discariche abusive o di altre violazioni di legge. Vogliamo continuare a sviluppare una sinergia tra cacciatori e Polizia provinciale che, negli ultimi anni, ha portato a importamti risultati».

Cacciatori maltesi tirano pietre a birdwatchers - Reactions - Hunters attack birdwatchers in Buskett -

Reactions - Hunters attack birdwatchers in Buskett - FKNK condemns incidents, but "understands hunters' frustrations"

The Federation for Hunting and Conservation (FKNK) this evening condemned incidents involving hunters this afternoon.

It added, however that it "understands the Maltese hunters’ frustration at being prevented from practising their hunting passions when over 7,000,000 other hunters in Europe, also EU citizens, can freely do so at present."

The federation made no direct reference to a clash between hunters and birdwatchers in Buskett but insisted it did not organise a protest in Valletta during which some 200 hunters shouted insults and obscenities at the government and the prime minister.

The protest, it said, was seemingly organised because of yesterday’s government’s decision to close the hunting season.

"In the FKNK’s opinion, Government’s decision was hasty and incorrect and in all probability was taken as a result of a false report made by a local journalist, also yesterday."

The FKNK said that pending any legal action that it may decide to take to safeguard its and its members interests, it may take other protest measures, starting tomorrow.

The clash in Buskett involved a group of some 30 hunters who threw stones at a group of Birdlife birdwatchers and chased them, shortly after a protest in Valletta where hunters hurled insults at the government and manhandled a reporter and two photographers of Times of Malta.

One of the birdwatchers in Buskett, an elderly man, was was slightly injured when he was assaulted by a group of men. His camera was stolen. Another was hit by a stone.

"We ran for our lives, the stones they threw at us were large," a birdwatcher said.

“It was quite scary, they threw large stones at the birdwatchers, somebody could have been seriously injured,” a man who was in Buskett said.

Birdwatchers who were interviewed asked to remain anonymous.

Policemen from the Rapid Intervention Unit and the ALE intervened to disperse the hunters and escort the birdwatchers.

Earlier in the afternoon some 200 hunters held a protest march in Valletta, hurling insults and beer bottles as they walked down Republic Street, protesting over the government decision to close the autumn hunting season up to October 10. 

No officials of the FKNK or St Hubert's hunting association were in either case. 

About 100 hunters gathered at City Gate and their number increased to over 200 as they started marching down Republic Street, shouting insults at the government and the prime minister.

They stopped in front of the Labour Party Club shouting more insults at the party and the government. Some of them threw beer cans at the club balcony and shouted 'No more votes'.

Some of the hunters tried to assault a Times of Malta reporter, who was kicked before the police intervened. Later a Times of Malta photographer was poked in an eye and a cameraman was pushed as a hunter tried to take his camera.

The hunters, one of them carrying an imitation shotgun, continued their march to Palace Square, where they continued to shout insults, using vulgar language at the prime minister. They then took their protest to Castille Square before proceeding again to City Gate and dispersing.

Earlier, some hunters, who said that they were mostly Labour supporters, said their support for Prime Minister Joseph Muscat 'died' yesterday and they would not vote Labour again.

They protested that the majority of hunters should not be held accountable for the illegal acts of a handful of renegades who broke the law.

One hunter asked why Dr Muscat had not suspended the driving licence of every driver after Justice Minister Owen Bonnici was involved in a traffic accident.

The government suspended the hunting season yesterday after consistent shooting at protected birds.

BIRDLIFE CALLS FOR FIRM ACTION

BirdLife Malta in a reaction to the Buskett incident called for improved security and rapid action by the authorities to prevent further attacks.

It said 13 volunteers, including women and a seven year old child, were attacked by a mob of at least 30 angry hunters.

“We understand that those that attacked our volunteers had joined in the demonstration in Valletta earlier in the day and it appears that the attack was planned at that illegal protest,” Geoffrey Saliba, BirdLife President said.

“The mob were not remotely worried by who they might hurt because even a seven year old child and women were among the group of volunteers targeted.”

Police in riot gear rapidly attended the scene at Buskett and the volunteers were able to go to Rabat police station to make statements. Mr Saliba added, “No one has been arrested as a result of the attack, but we understand that the volunteers might be able to recognise some of their attackers.”

One of the volunteers who was attacked said that he fell victim to a similar incident more than twenty years ago on Independence Day.

“These situations always escalate if there is not firm and rapid intervention by the authorities. Urgent action is required including the rapid arrest and prosecution of the attackers involved in this brutal assault of innocent people, including women and a child.”

ST HUBERT HUNTERS EXPRESS SOLIDARITY WITH BIRDWATCHERS

St Hubert Hunters' Association (KSU) said that following what could only be termed as an unofficial, illegal and abusive protest by an undesirable small sector of the hunting community, it categorically condemned such thuggery and abusive behaviour that has no place in civilized society.

"Apart from disassociating itself from this and any similar behaviour KSU would like to express its solidarity with the group of birdwatchers and their families that were savagely attacked and call on the authorities to investigate those responsible for this despicable act.

"Following today’s incidents which came about as a result of ban imposed on all hunters which undoubtedly resulted due to the actions of people of the same mindset as today’s protesters, KSU trust the authorities will revise the licensing procedure, raise penalties and amend regulations in order to ensure those holding a hunting license are worthy of it."

KSU said that together with another NGO and a group of renowned ornithologists it was currently working on a project that would prove that those that share a love of birds, even though some of their views might differ, could work in unison for the benefit of birds.

"Today’s incidents certainly depict an aspect of the hunting community that is not to be tolerated and only serves to tarnish the law abiding majority of hunters that share an appreciation of Government’s efforts to better hunting in Malta."

PN, AD CONDEMNATION

The Nationalist Party condemned the incidents involving the journalists and said reporters and photographers should be allowed to go about their duties.

What had happened today, the PN said, was the result of Joseph Muscat's empty promises before the election, to win votes. A serious country deserved a serious government.

In a statement Alternattiva Demokratika also condemned the violence against the Times journalist and photographer.

Alternattiva Demokratika Chairperson Arnold Cassola, said; "In a civilised and democratic society, whilst there is to be full space for peaceful demonstrations and protests, there is absolutely no room for any type of violence, which we totally condemn. AD shows its solidarity with the journalist and news photographer who were victims of this senseless violence."

"Prime Minister Muscat should reflect on his methods of promising everything to everyone in order to get their votes. The violence today is also due to the empty promises of those politicians who resort to all sorts of double speak to gain votes".

The Institute of Journalists also condemned the violence against the journalists.

martedì 23 settembre 2014

Caccia, ucciso un falco a Padenghe (BS). Il WWF denuncia due cacciatori

La stagione venatoria è ufficialmente aperta. Le Guardie Giurate Volontarie del Nucleo WWF Lombardia hanno potuto constatare anche quest’anno gravi atti di bracconaggio. Due cacciatori sono stati denunciati per aver abbattuto specie protette: a Cazzago San Martino un capannista aveva ucciso due balie nere e un pigliamosche. A Padenghe sul Garda un’altro capannista aveva abbattuto due balie nere.Sempre nel Comune di Padenghe sul Garda, in località Laghetti di Sovenigo, le Guardie WWF rinvenivano un esemplare di Gheppio (un falcoappartenente a una specie particolarmente protetta) che era stato appena ferito e purtroppo spirava dopo una lunga agonia. Impossibile individuare il cacciatore che aveva sparato al rapace e veniva pertanto redatta una notizia di reato a carico di Ignoti.


ACCERTAMENTI - L’esemplare consegnato al CRAS Valpredina gestito dal WWF veniva sottoposto ad una radiografia che confermava la presenza di decine di pallini di piombo.

CONTROLLI - “Nonostante una presenza tutto sommato ridotta di cacciatori - DICE Antonio Delle Monache, Coordinatore Regionale delle Guardie WWF - I tre gravi episodi confermano la necessità di un costante presidio del territorio. Balie nere e pigliamosche sono piccoli uccelli insettivori rigidamente protetti e il Gheppio un rapace non confondibile con specie cacciabili. Questo conferma che ancora troppi cacciatori sparano a specie protette violando deliberatamente la Legge” “Nelle stesse ore le Guardie volontarie dell’ANPANA sorprendevano un cacciatore che aveva abbattuto un raro esemplare di Casarca (un anatide protetto) e a Polaveno veniva rinvenuto un capriolo ucciso. Tutti questi avvenimenti dimostrano l’entità del bracconaggio nella provincia” “I cacciatori bresciani sono oltre ventimila e gli agenti di vigilanza presenti sul territorio giornalmente poche decine: si può immaginare quanti animaii protetti vengano abbattuti. Serve un serio impegno delle Associazioni Venatorie per educare I propri iscritti ” sostiene Filippo Bamberghi coordinatore delle Guardie WWF di Milano.

Caccia fuori controllo in Puglia, si spara come in un far west

Salvemini: in Puglia i cacciatori non rispettano il calendario venatorio e si spara a tutto e dovunque oltre a registrare di fatto l’aumento delle doppiette illegali. I controlli purtroppo sono insufficienti!

La prossima stagione venatoria avrà inizio il 21 settembre ed ha già visto in Puglia l’apertura anticipata nelle date 1 e 14 settembre rispettivamente alla tortora e alla quaglia, sebbene siano considerate due specie in uno ‘sfavorevole stato di conservazione, e nonostante il parere contrario dell’ISPRA e delle associazioni ambientaliste, per evitare le solite mattanze di fine estate come denuncia la LAC Puglia.

La stagione venatoria dovrebbe aprirsi regolaramente dalla terza domenica di settembre, ma ormai la Puglia da anni si è allineata con la componente venatoria più estremista consentendo di fatto tutti gli anni le pre-aperture, una pratica che è in contrasto sia con i principi delle Direttive Comunitarie in materia ambientale che con i principi scientifici per la conservazione e tutela della fauna selvatica, e degli uccelli in particolare.
La caccia ai primi di settembre è di gravissimo danno ed impatto per gli animali selvatici e per questo la LAC Puglia da anni chiede che non venga più praticata: la tarda estate è un momento particolarmente delicato nel ciclo biologico di molte specie in quanto molti giovani esemplari non sono ancora autonomi; si comincia a sparare quando sul territorio regionale sono presenti diverse specie migratrici protette, che vengono di sicuro disturbate ed anche sottoposte ad eventuale danno diretto come nel caso di uccisioni accidentali e dolose.

La Puglia, evidenzia la LAC, è un importantissimo “corridoio biologico”, attraversata ogni anno da diversi milioni di uccelli migratori che si spostano tra l’Africa, l’Europa e l’Asia per riprodursi e svernare. Purtroppo ogni anno milioni di animali, compresi molti appartenenti a specie protette e particolarmente protette, trovano la morte nei nostri cieli, dopo viaggi che durano anche migliaia di chilometri. Tutto ciò senza considerare la piaga del bracconaggio nostrano e delle tante altre forme di caccia illegale (ad es. reti di cattura e richiami) che sono alla base di vere e proprie mattanze.

In alcuni casi non è esagerato parlare di “mattanze”: visto che lo scorso anno la LAC ha calcolato che sono stati abbattuti circa 18 milioni di animali considerando il numero dei cacciatori in Puglia che sono 29.000, le giornate di caccia permesse dal calendario venatorio ed i “carnieri” potenziali, nella nostra regione. Il dato potrebbe essere sottostimato in considerazione del fatto che gli ATC (Ambiti Territoriali di Caccia) autorizzano l’ingresso in Puglia a migliaia di cacciatori extraregionali, con espedienti del tutto poco legali e dove si consentono vere e proprie mattanze ad Allodole, Quaglie e Anatidi in genere.

Pasquale Salvemini delegato regionale della LAC afferma che purtroppo si spara a tutto ed ovunque soprattutto nelle riserve protette (come nei parchi nazionali, nelle riserve regionali e nelle oasi di protezione) e si spara abbondantemente di più di quanto consentito dalla legge, mentre dall’altra parte i controlli sono praticamente insufficienti. Purtroppo siamo all’anno zero in una regione in cui l’ambiente e la tutela della biodiversità dovrebbero essere il punto di forza per uscire dal pantano.

domenica 21 settembre 2014

Brindisi. Spara a lepre,ferito compagno di caccia

(ANSA) - BRINDISI, 21 SET - Un cacciatore di 46 anni di Latiano (Brindisi) è rimasto ferito ad una coscia, all'addome e ad un avambraccio dai pallini di una fucilata sparata da un altro cacciatore, che aveva mirato ad una lepre. L'incidente di caccia si è verificato stamani a Brindisi, in contrada Palmarini. Il cacciatore ferito è stato trasportato all'ospedale Perrino di Brindisi dove è stato sottoposto a un intervento chirurgico; non sarebbe in gravi condizioni ed è ricoverato nel reparto di Chirurgia plastica.


Mantova. Ferito dall'amico durante la battuta di caccia

Un ottantenne di Suzzara è stato colpito accidentalmente alle gambe da una fucilata partita dalla doppietta dell’amico, anche lui ultrasettantenne

SAN BENEDETTO. Un ottantenne di Suzzara è stato colpito accidentalmente alle gambe da una fucilata partita dalla doppietta dell’amico, anche lui ultrasettantenne. L’uomo è ora ricoverato all’ospedale di Pieve di Coriano dove i medici sono impegnati a estrargli una ventina di pallini che si sono conficcati in entrambe le gambe dalle ginocchia in giù. L’episodio è avvenuto questa mattina poco prima delle nove nella campagne di San Benedetto.

sabato 20 settembre 2014

Orso marsicano ucciso in Abruzzo, indagato un cacciatore 61enne

Orso marsicano ucciso in Abruzzo, indagato un cacciatore 61enne
Sequestrati all'uomo munizioni e sei fucili

Roma, 19 set. (TMNews) - C'è un indagato per l'uccisone dell'orso marsicano in Abruzzo. A seguito delle indagini del nucleo investigativo provinciale di polizia ambientale e forestale dell'Aquila, la Procura di Sulmona ha iscritto nel registro degli indagati un 61enne residente nel comune di Pettorano sul Gizio a cui è contestato il reato di uccisione di animale e violazione della legge sulla caccia.

Nell'ispezione eseguita dai forestali sono stati sequestrati munizioni e sei fucili, regolarmente detenuti. Inoltre sono state rinvenute tracce del passaggio di un orso nelle pertinenze dell'abitazione dell'indagato, nonché altri reperti utili al proseguimento delle indagini. Il materiale sequestrato sarà inviato a laboratori specializzati per le successive analisi.

Oggi si è proceduto ad una ulteriore perquisizione domiciliare a carico dell'indagato, che alcuni giorni fa aveva subito danni alla sua proprietà e ai suoi animali da parte di un orso.

giovedì 18 settembre 2014

Jesi. Spara a una quaglia ​colpisce un altro cacciatore


JESI - Spara a una quaglia, colpisce un altro cacciatore. Incidente di caccia ieri pomeriggio a Jesi, località Gangalia. La zona era come sempre frequentatissima da cacciatori. Secondo alcuni testimoni uno di loro ha sparato anche se l'angolo di tiro era occupato da un altro cacciatore che è rimasto ferito. Colpito fortunatamente solo da qualche pallino, ma tanto da dover essere accompagnato al pronto soccorso dell'ospedale di Jesi.

martedì 16 settembre 2014

La Liguria “stoppa” i ricorsi. Attività venatoria garantita: approvata la legge “salvacaccia”

Liguria. Tempi duri per gli ambientalisti, almeno da Ventimiglia a La Spezia. La Liguria, infatti, è la prima Regione italiana ad aver approvato una legge che di fatto impedisce il blocco della caccia. I ricorsi degli oppositori, insomma, continueranno ad esserci, ma da quest’anno non produrranno più il fermo delle doppiette.

Questa mattina il Consiglio Regionale, due astenuti, tutti gli altri favorevoli, ha dato il via libera alla cosiddetta legge “salvacaccia”, presentata da Francesco Bruzzone, Lega Nord. La novità introduce “il principio in base al quale, in caso di mancanza o di sospensione dell’atto amministrativo con il quale viene annualmente emanato il calendario venatorio, la caccia prosegue senza interruzioni secondo i dettami delle leggi regionali e nazionali in materia”.

Siamo soddisfatti – ha commentato Bruzzone -. Se la magistratura amministrativa fornirà delle indicazioni la Regione le recepirà, però le sospensive del calendario venatorio non potranno più produrre la sospensione della caccia. Quindi in quei giorni in cui è sospeso il calendario venatorio la caccia non si fermerà e proseguirà secondo quanto previsto dalla legge nazionale e regionale”.

Abbiamo garantito la certezza del diritto: i cacciatori che hanno pagato quest’anno potranno andare a caccia senza rischio di interruzioni. La sospensiva – conclude Bruzzone – può essere chiesta, motivata, su alcuni punti. Se c’è una cosa che non va bene quella cosa viene sospesa e c’è un adeguamento ma non si può dire sospendo tutta la caccia perché c’è una virgola che non va bene. Non si può sospendere un’attività per cui i cittadini hanno pagato tasse statali e regionali anche molto salate acquisendo così un diritto che non si può toccare”.


Ragusa – Lotta ai bracconieri. Denunciati 15 cacciatori

Intervento della Polizia Provinciale di Ragusa. C'è stato pure chi ha abbandonato il fucile con il colpo in canna

GEAPRESS – Lotta senza quartiere al bracconaggio. Così la Polizia Provinciale di Ragusa, annuncia i risultati conseguiti ai controlli nei primi giorni della nuova stagione venatoria.

A finire denunciati, per varie ipotesi di reato, sono stati 15 cacciatori.

In molti casi, riferisce la Polizia Provinciale, sono stati sorpresi tra la giornata di domenica e lunedì a cacciare con mezzi vietati come l’uso del furetto nella giornata di domenica oppure a ‘macchiarsi’ di reati come il furto venatorio e il porto abusivo di arma. Il dispositivo di vigilanza dell’area iblea predisposto dal Comandante della Polizia Provinciale Raffaele Falconieri con l’organizzazione di ben 22 pattuglie impegnate sul tutto territorio ha dato i suoi risultati, sia con la denuncia all’autorità giudiziaria di 15 cacciatori, che con il sequestro di 12 fucili, 273 cartucce, 14 conigli selvatici abbattuti e 10 furetti. Poi ancora l’uso di attrezzature improprie per la caccia illegale.

Durante le 48 di ore di controllo la Polizia ha identificato 187 cacciatori al fine di garantire soprattutto il rispetto delle norme di sicurezza, ivi comprese l’osservanza delle distanze minime dagli abitati e dalle strade.

Tra i cacciatori denunciati vi sono anche di fuori provincia: 6 residenti a Rosolini, 1 a Noto, 1 a Butera e 1 a Licata.
Tra questi uno in particolare, è stato denunciato pure per omessa custodia dell’arma, in quanto, nel tentativo di sottrarsi ai controlli aveva abbandonato tra la vegetazione il fucile con il colpo in canna, non sapendo che tutta la sua attività veniva seguita da lontano dagli Agenti della Polizia Provinciale che, poi, in breve tempo hanno recuperato l’arma.

“L’alto numero di denunciati – ha riferito il comandante Raffaele Falconieri – se riferite al periodo temporale (due giorni) testimoniano lo sforzo e il notevole impegno della Polizia Provinciale per contrastare il deprecabile fenomeno del bracconaggio nel nostro territorio che, per la ricchezza di fauna selvatica attira, come si vede, molti cacciatori anche dalle altre province siciliane. I controlli ovviamente non conosceranno alcuna tregua e non escluderanno alcuna area del territorio libero”.

mercoledì 10 settembre 2014

Mendicino (CS) – Cacciatore con mezzo vietato ed aree percorse dal fuoco. Sanzionato dalla Forestale

GEAPRESS – Caccia con mezzi vietati. Questa l’accusa contestata dal Comando Stazione del Corpo Forestale di Cosenza ad un cacciatore di Acri (CS) sorpreso in località “Monachelle” nel comune di Mendicino (CS).

La pattuglia del Comando Stazione di Cosenza, nel corso di una perlustrazione del territorio, notava il cacciatore appostato dietro un capanno temporaneo. Il tutto per l’esercizio della caccia da appostamento fisso in un area boscata posta a margine del torrente Campagnano, area questa percorsa dal fuoco.

Proceduto ai controlli di rito, la Forestale accertava che lo stesso aveva abbattuto 5 esemplari di Colombaccio.

Gli Agenti hanno quindi provveduto a verificare la presenza del riduttore atto a limitare il rifornimento di non più di due cartucce nel relativo serbatoio a norma dell’art. 13 della Legge sulla caccia. Dal controllo si è accertato che lo stesso era stato rimosso per cui si è contestato il reato di caccia con mezzi non consentiti e si proceduto al sequestro del fucile, degli esemplari di selvaggina abbattuta e di un totale di 100 cartucce a munizionamento spezzato.

Al cacciatore, segnalato alla competente Procura della Repubblica di Cosenza, è stata inoltre contestata la violazione amministrativa di esercizio venatorio in area boscata percorsa dal fuoco.

Il Corpo Forestale comunica inoltre di avere eseguito numerosi controlli in occasione della prima giornata di preapertura della stagione venatoria 2014/15.

Verona: «Qui ci piovono pallini in giardino, adesso basta»

La famiglia si sente sotto tiro e ricorda: «Per giunta c'è la raccolta delle mele e qui non si vedono uccelli»

«Sotto tiro ad ogni apertura di caccia». Gabriella De Bello si sfoga. Dice di non poterne più di sentir piovere pallini di piombo nel suo giardino all'esordio della stagione venatoria, sparati da cacciatori appostati nel campo dietro casa.
La famiglia De Bello abita a Volon, in una villetta lungo la centrale via Degli alpini. Sul retro dominano girasoli e frutteti.
«Siamo in campagna e pazienza per il rumore degli spari che riusciamo a tollerare, ma avremo pure il diritto di uscire dalla porta o di affacciarci alla finestra senza doverci pensare due volte», s'indigna la signora. «Mi risulta che i cacciatori dovrebbero stare a minimo 150 metri dalle abitazioni e sparare in direzione contraria a quella delle case. I colpi delle doppiette, invece, partono da molto vicino e, appunto, viaggiano verso di noi. Già di prima mattina è un botto dietro l'altro».
La signora De Bello fa sapere che lei e un suo vicino hanno segnalato la questione sia ai carabinieri che alla polizia provinciale, che è intervenuta con un sopralluogo. E aggiunge: «Non è chiaro a cosa sparino i cacciatori provenienti da chissà dove: in questa zona non si vedono né lepri né uccelli».
«Questo accanimento», conclude, «è fuori luogo anche perché cade in un momento in cui sparare nei campi è più pericoloso che in altri, dal momento che è ancora in corso la raccolta delle mele. Tre anni fa alcuni cacciatori hanno eretto un capanno a 70 metri dalla recinzione della nostra casa, lungo la quale i cani raccoglievano la selvaggina abbattuta». 

Piero Taddei

Niscemi (Cl), 44 cacciatori denunciati per falsificazione

Nel nisseno, 44 cacciatori “impallinati”: revocata licenza per porto fucile, hanno falsificato i bollettini di pagamento postale


NISCEMI - Nei giorni scorsi, gli uomini del Commissariato di P.S. di Niscemi, diretti dal Commissario Capo Gabriele Presti, hanno provveduto a ritirare 44 licenze di porto di fucile per uso caccia, ad altrettanti soggetti – già denunciati all’A.G. per falsificazione dei bollettini di pagamento postale delle tasse e dell’assicurazione obbligatoria per l’esercizio dell’attività venatoria, e conseguente truffa ai danni dello Stato ed altri Enti Pubblici. I cacciatori, a seguito di relativo procedimento amministrativo, sono stati colpiti dal provvedimento della revoca del titolo di polizia emanato dalla Questura di Caltanissetta, provvedimento eseguito poi dagli Agenti del Commissariato di P.S. della città della Madonna del Bosco.

I poliziotti, sulla base di attività di indagine, hanno appurato che a Niscemi numerosi titolari di licenza di caccia, per la stagione venatoria 2013/2014, avevano falsificato i bollettini di conto corrente postali relativi al pagamento delle tasse occorrenti per esercitare regolarmente l’attività venatoria – Attestazione del versamento dei premi e connesse polizze assicurative; Attestazione del versamento della tassa di Concessione Governativa; Attestazione del versamento della tassa di Concessione Governativa Regionale – e principalmente, per ottenere, una volta esibite all’ufficio Commercio del Comune di Niscemi, il relativo tesserino venatorio, truffando così alle casse degli Enti Pubblici e delle Compagnie di assicurazioni svariate centinaia di euro.

Iniziati gli accertamenti sulla documentazione relativa ai cacciatori residenti nel Comune di Niscemi che avevano ritirato il tesserino di caccia stagione venatoria 2013/2014, i poliziotti evidenziavano l’eventuale inesistenza dell’effettivo pagamento delle tasse e dei premi dovuti – attraverso l’esame incrociato della documentazione relativa a centinaia di soggetti con le liste dei movimenti postali.

Dalle verifiche effettuate, si è inoltre scoperto che 50 cacciatori avevano falsificato/clonato, od utilizzato delle false ricevute di pagamento dei bollettini di conto corrente; ricevute, che poi gli stessi avevano esibito presso l’ufficio Comunale competente, per ottenere il tesserino venatorio. I soggetti individuati, pertanto, venivano deferiti in stato di libertà alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Gela, per il reato di falsificazione di atto pubblico, e truffa aggravata ai danni dello Stato e di Enti Pubblici.

A seguito dell’attività di indagine, parallelamente, veniva avviato il procedimento amministrativo per verificare la permanenza dei requisiti per la titolarità della licenza di p.s. per il porto di fucile ad uso caccia, procedimento che culminava con l’emissione da parte della Questura di Caltanissetta di 44 provvedimenti di revoca delle licenze anzidette.


martedì 9 settembre 2014

Bracconaggio, denunciati due cacciatori a Foligno (PG)

Nella giornata di apertura della caccia la forestale denuncia due persone e sequestra armi e animali uccisi illegalmente

In occasione delle preaperture della stagione venatoria 2014/2015 il Corpo forestale dello Stato lunedì primo settembre e domenica 7 settembre ha effettuato una intensa attività di controllo in regione, in provincia di Perugia la prima giornata di caccia sono state impiegate 50 pattuglie ed effettuati 150 controlli.

Sono state sanzionate 2 persone per violazioni di natura amministrativa riferite perlopiù a caccia a distanza non regolamentare e omessa raccolta di bossoli. Le avverse condizioni meteorologiche hanno reso la giornata difficile e di fatto “scoraggiato” molti cacciatori, ma non i due signori intenti a cacciare tortore dal collare.

Gli uomini del Comando Stazione forestale di Foligno, in località Cave, hanno infatti sorpreso due cacciatori che avevano abbattuto sei esemplari di “tortora dal collare” – Streptopelia decaocto L., specie non cacciabile. I due sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per abbattimento di specie non cacciabili ai sensi della normativa vigente in materia di caccia, sono state poste sotto sequestro le due armi utilizzate per l’uccisione degli esemplari, le cartucciere e le tortore abbattute.

La tortora dal collare è una specie non cacciabile a differenza della tortora tortora selvatica (streptopelia turtur) che è cacciabile; giova precisare a tal proposito come già in sede di Corte di Cassazione Penale sia stato ribadito che durante la caccia è indispensabile identificare con certezza un animale prima di abbatterlo.
Non può essere pertanto una scusante la somiglianza tra la tortora dal collare e quella europea; l’asserita confondibilità in fase di volo tra i suddetti uccelli deve rendere più attento il cacciatore al momento dello sparo, pertanto, appartenendo la tortora dal collare a specie di uccelli assolutamente non cacciabile, il cacciatore deve astenersi dallo sparare in caso di incertezza.

domenica 7 settembre 2014

Federcaccia accusa: «Ricorsi, costi e proteste ci stanno decimando»

La nuova stagione della caccia è alle porte, ma 1.500 doppiette bresciane ancora mancano all'appello. Magari aspettano l'ultimo momento per rinnovare l'iscrizione all'Atc o ai comprensori alpini. Per adesso ancora non l'hanno fatto. Un dato chiaro.Tuttavia il presidente provinciale di Federcaccia Marco Bruni non vede proprio nero. Se è pur vero che le deroghe non ci saranno, lui non si strappa le vesti. Cerca di analizzare la situazione nel suo complesso per approfondirla e capirla meglio.
«IL PROBLEMA è che in Lombardia ci sono 18 mila cacciatori da appostamento fisso – sottolinea Bruni – e una deroga sarebbe qualcosa di più di una strappo alla regola. Non si può imputare alla Regione di non essere andata contro norme europee, semmai la colpa è della politica nazionale. La responsabilità è dei parlamentari che mandiamo a Strasburgo». Poi, «in Italia passano 220 milioni di fringuelli e non ci sarebbe nessun problema di sostenibilità a cacciarli», ma tant'è, «c'è il muro dell'Ue e demolirlo non è facile».
ANCHE SUL FRONTE dei richiami vivi Bruni vede qualche spiraglio. Intanto. «il Tar ha respinto il ricorso e i roccoli restano aperti», dice. Tuttavia a Brescia si possono catturare solo 9 mila uccelli, che «sono pochi», e la banca dati «crea complicazioni che non si possono ignorare».
La logica che sottende tutto questo per il presidente Federcaccia è chiara. Gli animalisti «in passato hanno tentato la strada del referendum per chiudere la caccia – dice -. Visto che non portava a niente, adesso cercano di renderla impossibile». Tuttavia, «sembrava che a causa delle infrazioni europee all'Italia i richiami vivi si dovessero vietare – sottolinea -. Ma a fine agosto c'è stato un decreto per mantenerli. C'è stata una battaglia parlamentare e i deputati e senatori bresciani sono stati determinanti». Non tutto va per il peggio, insomma. Bisogna solo vedere se basterà a convincere i 15mila che in questo momento mancano all'appello.
MI.VA. 

Sicilia. "Caccia fuori controllo, si spara come in un Far west”

Comunicato Stampa del 5 settembre 2014

IL WWF CHIEDE A CROCETTA E REALE LA SOSPENSIONE DELLA PRE-APERTURA DELLA STAGIONE VENATORIA

"CACCIA FUORI CONTROLLO, SI SPARA COME IN UN FAR WEST” 

BONFANTI: NESSUN CACCIATORE RISPETTA LE LIMITAZIONI PREVISTE DAL CALENDARIO, SI SPARA A TUTTO E DOVUNQUE ED I CONTROLLI SONO ASSENTI

Il 1° settembre, con ben 20 giorni di anticipo rispetto a quanto previsto dalla legge, in Sicilia si è aperta la stagione venatoria con decreto dell'Assessore regionale all'agricoltura avv. Ezechia Paolo Reale, che ha attivato – nonostante i pareri contrari dell'ISPRA (l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) – la procedura eccezionale della “pre-apertura” della caccia. In questo periodo, secondo la deroga del Calendario Venatorio decisa dall'Assessore, si potranno abbattere solamente il coniglio selvatico in “caccia vagante” (ossia il cacciatore che si muove sul territorio) e la tortora ed il colombaccio in caccia “da appostamento temporaneo” (il cacciatore deve restare fermo all'interno di un capanno smontabile, attendendo il passaggio degli uccelli).

Ma quello che sta accadendo in Sicilia in questi primi giorni di caccia è completamente diverso: la caccia è totalmente fuori controllo! Lo denuncia il WWF Sicilia che - tramite le sue sedi periferiche, i volontari ed attivisti locali, le proprie Guardie giurate volontarie ed il personale delle Oasi e Riserve in gestione - ha attentamente monitorato la pre-apertura in ognuna delle province dell'Isola. “Abbiamo accertato la palese, grave, ripetuta e diffusa violazione di tutte le limitazioni contenute nel Calendario Venatorio - dichiara Ennio Bonfanti, rappresentante del WWF nel Comitato regionale faunistico venatorio -: nessun cacciatore rispetta le prescrizioni previste, per cui le specie tortora e colombaccio non vengono cacciate “da appostamento temporaneo” ma in forma vagante; la tortora viene cacciata anche in giorni non consentiti così come la quaglia, attualmente non cacciabile, viene viceversa cacciata in questo periodo di pre-apertura. Inoltre abbiamo accertato che la caccia viene esercitata anche nelle aree ricadenti nei “Siti Natura 2000” (SIC e ZPS) ove è, invece, vietata. Il tutto alla luce del sole ed impunemente”.

Una situazione da “Far West” e di illegalità diffusa che, secondo il WWF, oltre a determinare gravissimi danni al patrimonio faunistico-ambientale ed agli equilibri ecologici, fa venir meno le condizioni legittimanti il regime di deroga per la c.d. preapertura. A ciò va aggiunta la cronica assenza di capillare vigilanza da parte degli organi istituzionalmente a ciò deputati, l'esiguo numero di personale del Corpo Forestale regionale disponibile, nonché l'attuale impegno pressoché esclusivo dello stesso nelle attività antincendio. “Circostanze che evidentemente acuiscono ed amplificano i fenomeni illeciti e di bracconaggio – prosegue Bonfanti - determinando una gravissima situazione di totale anarchia sul territorio che inculca nei cacciatori un diffuso senso di impunità”. 

E proprio l'emergenza incendi viene infine evocata dal WWF che ricorda come “il territorio regionale siciliano è stato e continua ad essere interessato da numerosi incendi che hanno arrecato consistenti danni al patrimonio verde e, più in generale, naturalistico”, rendendo ancora più difficile la situazione in cui versa la fauna selvatica sottoposta ad un enorme stress fisico.

Per questi motivi ed in base alle vigenti norme in materia - la Legge n. 157/1992 e la Direttiva “Uccelli” 147/2009/CE che consentono l’attività di caccia ma solo se non danneggia le popolazioni di uccelli e mammiferi selvatici – il WWF Sicilia ha inoltrato oggi al Presidente della Regione, on. Rosario Crocetta, all'Assessore dell'agricoltura, avv. Ezechia Paolo Reale ed alla Dirigente del Dipartimento regionale dell'agricoltura, d.ssa Rosaria Barresi, una formale richiesta per l'immediata revoca del decreto regionale che autorizza la caccia in regime di pre-apertura, con la conseguente sospensione di ogni attività venatoria sul territorio regionale fino alla data di ordinaria apertura della stagione di caccia, prevista per la terza domenica di settembre. In caso negativo, il WWF ha preannunciato la volontà di di “tutelare gli interessi propri e pubblici legati alla tutela del patrimonio faunistico ed ambientale in ogni sede, al fine di ottenere ogni utile provvedimento anche ai fini del risarcimento dei danni derivanti dalla descritta situazione”.

sabato 6 settembre 2014

Sorpresi a cacciare in zona interdetta Tredici denunce a Enna

Il Corpo forestale dello Stato di Enna ha denunciato 13 persone per esercizio abusivo della caccia e detenzione illegale d’arma da fuoco.

L’indagine che ha portato alle denunce è stata condotta dal Nucleo operativo antibracconaggio.

I Forestali hanno sorpreso alcuni cacciatori, che avevano acquistato un “pacchetto turistico” che comprendeva anche la caccia in aree “cinologiche”, in cui ogni attività venatoria è interdetta.

giovedì 4 settembre 2014

Rieti, abbatte un germano reale cacciatore denunciato dalla forestale

RIETI - Abbatte un germano reale, nonostante non rientri tra le specie cacciabili. A finire nei guai un cacciatore della provincia di Roma che è stato denunciato dalla Forestale. All’uomo è stato sequestrato sia il fucile che l’esemplare abbattuto. Ma nel bilancio dei controlli messi in atto dai forestali in tutto il Reatino, in occasione della pre apertura della caccia, anche alcune sanzioni amministrative elevate per abbandono di bossoli e per caccia in forma vagante.

Il cacciatore romano è stato notato dalla Forestale, che gli ha contestato l’abbattimento illecito del volatile: posti sotto sequestro penale l’arma utilizzata, un fucile Remington 870 expres magnum cal. 12, e l’esemplare di germano reale abbattuto, a carico del cacciatore è quindi scattata una denuncia presso la Procura della Repubblica per abbattimento di fauna selvatica in periodo non consentito.

mercoledì 3 settembre 2014

Grosseto. Uccide specie protette: cacciatore fermato dalla Polizia Provinciale

GROSSETO – La Polizia Provinciale ha sorpreso un cacciatore che sparava a specie protette. È successo il primo settembre, giornata di pre-apertura della stagione venatoria, nel corso di una più vasta operazione di controllo. All’uomo sono state sequestrare le armi e la fauna selvatica illecitamente abbattuta. La Polizia ne ha, poi, dato notizia alla Procura della Repubblica per l’attivazione del procedimento penale.

Nell’operazione, il Comando della Polizia Provinciale ha messo in campo sull’intero territorio 6 pattuglie, affiancate da oltre 50 guardie volontarie. Le cattive condizioni meteo della prima parte della giornata hanno determinato la concentrazione dell’attività venatoria nel pomeriggio e in alcune zone, in particolare nella parte sud della provincia, al confine con il Lazio. A fronte di una sostanziale regolarità della maggioranza dei soggetti controllati, si sono comunque rilevate violazioni sia di carattere penale, come appunto l’abbattimento di specie protette, sia di carattere amministrativo, come ad esempio la mancata annotazione della giornata di caccia sui tesserini venatori.

Catania. Incidente di caccia in contrada Ciappazza Uomo ferito da una rosa di pallettoni

La caccia si è aperta da poche ore e c’è già il primo ferito. Si tratta di un uomo di 54 anni che è rimasto colpito da una rosa di pallini durante una battuta di caccia nelle campagne di Licodia Eubea, in contrada Ciappazza. Il cacciatore è stato soccorso e trasportato nell’ospedale di Caltagirone dove è stato giudicato guaribile in 20 giorni. Indagano i carabinieri che stanno cercando di ricostruire la dinamica dell’incidente.


Caccia, incidenti di preapertura e fucili non regolari

GEAPRESS – Il caso più grave, per come si è svolta la dinamica dei fatti, è avvenuto in provincia di Grosseto, proprio nel giorno di preapertura della stagione venatoria. Una donna, mentre transitava con la propria autovettura a Pian di Barca, nei pressi del fiume Ombrone, è stata raggiunta da un pallino di piombo. Lo sparo, a quanto pare, è stato esploso da un capanno di caccia.

Ferita non grave, ma che è divenuta oggetto di denuncia.

Più particolare quanto successo in provincia di Catania, nei pressi di Licodia Eubea. Nel corso di una battura di caccia un uomo è stato raggiounto dalla rosa di pallini. Traposportato in ospedale a Caltagirone, è stato giudicato guaribile in venti giorni. Del caso se ne occuperanno i Carabinieri, il cui Comando Provinciale di Catania, proprio in occasione dell’apertura della stagione venatoria, ha posto in essere controlli sia amministrativi (porto d’armi e licenze) che di prevenzione in merito al furt0 di armi e degli incendi atti a scovare la fauna selvatica.

Proprio nel corso di uno di questi controlli i Carabinieri di Bronte (CT) hanno posto in stato di arresto un uomo accusato di porto abusivo di armi da caccia con matricola abrasa. I fatti sono scaturiti a seguito del controllo a tre cacciatori. Secondo i Carabinieri, infatti, avevano nascosto un fucile tra la vegetazione, ritrovato poi con un corredo di 39 cartucce e con la matricola abrasa. Nel corso della perquisizione domiciliare è stato inoltre trovato un fucile non detenibile perchè intestato ad un parente morto ventuno anni addietro.

Gli altri due cacciatori sono stati accusati di favoreggiamento, mentre l’uomo è agli arresti domiciliari.

Pre-apertura caccia a Taranto: cacciatori denunciati per abbattimento di specie protette

Taranto, caccia in pre-apertura – Ingenti i sequestri di armi e animali abbattuti
Gli interventi del Corpo Forestale dello Stato, i nugoli di armati e la fauna non più "res nullis"


GEAPRESS – Svariati sequestri di selvaggina non cacciabile. Questo, comunica il Corpo Forestale dello Stato, l’esito dei controlli sui cacciatori nella prima giornata di “preapertura” venatoria.

Gli interventi, operati nei territori di Leporano e di Talsano, hanno portato ad accertare come nonostante l’unica specie abbattibile doveva essere la Tortora, alcuni cacciatori hanno sparato contro animali appartenenti a specie faunistiche protette, per la precisione Tortore dal collare e Piccioni domestici.

Una violazione dell’articolo 30 comma 1 lettera h della Legge 157/92 recante “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”.

Si tratta, spiega il Corpo Forestale dello Stato di violazioni di carattere penale che comportano, insieme all’iscrizione dei trasgressori nel registro degli indagati, il pagamento di un’ammenda ed il sequestro dei mezzi di caccia e delle cartucce, nonché la confisca della selvaggina illecitamente abbattuta.

Sono così finite nei guai quattro persone alle quali sono stati sequestrati altrettanti fucili da caccia e circa 250 cartucce. Trovati, ed anch’essi sequestrati, i corpi di ben 65 Tortore dal collare e 2 Piccioni domestici.

Il fenomeno dell’illecito abbattimento di Tortore dal collare, è un’attività che secondo il Corpo Forestale dello Stato si ripete puntualmente ad ogni stagione venatoria. Si tratterebbe di nugoli di “cacciatori” che non esitano a premere il grilletto anche se le differenze fra questa specie e la sua “cugina” selvatica, la Tortora comune o Streptopelia turtur, sono tali da non giustificare alcuna confusione, tanto più se si considera che le Tortore dal collare non hanno paura dell’uomo e si lasciano avvicinare – e quindi osservare più che bene – senza nessun problema.

Analogo discorso vale per i Piccioni domestici: si tratta di animali di derivazione diretta dal Piccione selvatico o Columba livia (animale peraltro rigorosamente protetto), che è stato sottoposto a selezione da parte dell’uomo il quale, selezionando nel corso dell’allevamento i soggetti più produttivi o più belli da vedersi, ne ha ottenuto varietà da carne o ornamentali; da tali varietà derivano gli esemplari che, non più assoggettati a selezione artificiale, costituiscono i Piccioni cosiddetti “torraioli” che è possibile vedere nei centri abitati e che, al pari della Tortora dal collare, non hanno alcuna paura dell’uomo.

Per la Forestale, tali comportamenti, oltre che a costituire un illecito penale ed a costringere chi se ne macchia a dover conseguentemente affrontare un processo, mettono in evidenza come l’abbattimento di animali definibili “domestici” ed il cui comportamento nei confronti dell’uomo non differisce troppo da quello delle galline non è neanche lontanamente assimilabile all’attività venatoria.

Peraltro, la normativa in materia di caccia da oltre un ventennio ha cambiato lo status giuridico dell’esemplare appartenente alla fauna selvatica che, prima considerato “res nullius” (letteralmente “cosa di nessuno”, o, in altri termini, di chi se ne impossessava), è stato elevato al rango di patrimonio indisponibile dello Stato, il cui abbattimento è vietato con l’eccezione di ben determinate specie, e solo negli orari e con i mezzi consentiti dalla normativa stessa a coloro che sono in possesso di idonea licenza.

La prossima giornata di preapertura, indetta per il giorno di domenica 14 settembre, prevederà la possibilità di abbattimento, oltre per che la Tortora, anche per la Quaglia; inutile dire che, anche in quell’occasione, l’attenzione del Corpo Forestale non verrà meno.




Fonte: geapress.org del 02 settembre 2014

Lecce. Tre cacciatori sorpresi con 20 tortore dal collare abbattute (specie non cacciabile)

Caccia – Continua la strage delle Tortore. Nuovo intervento del Corpo Forestale dello Stato

GEAPRESS – Nuovo sequestro di Tortore dal Collare orientale eseguito dal Corpo Forestale dello Stato in Puglia.

Dopo l’intervento avvenuto ieri a Taranto (vedi articolo GeaPress) è ora la volta della provincia di Lecce. Il Comando Stazione del Corpo Forestale di Gallipoli (LE) ha infatti provveduto al controllo di tre cacciatori residenti in provincia, trovati in possesso di venti tortore dal collare orientale, una specie protetta dalla legge.

I tre sono stati deferiti alla Procura della Repubblica del Tribunale di Lecce per il reato di caccia a specie di avifauna selvatica nei cui confronti l’esercizio è vietato. Ad essere sequestrati, oltre che le tortore, anche i fucili e le cartucce in possesso dei tre cacciatori.

L’intervento della Forestale, maturato nell’ambito di un’articolata attività tesa al rispetto della normativa sul corretto esercizio venatorio, è avvenuto in località “Civo” nel Comune di Recale.